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Alla scoperta di Bin/Art, la retrospettiva di computer art

Uno sguardo che ripercorre la storia dell'arte digitale a partire dagli anni '60

L’ambito informatico evolve sempre più velocemente, con tutta una serie di strumenti che cambiano di mese in mese stravolgendo il tipo di attività dei marketer. Quello che viene richiesto ai professionisti del panorama digitale è stare al passo coi tempi. Guardare al futuro, ma allo stesso tempo non dimenticare il passato. La storia di un settore è la base per reggere l’urto dell’evoluzione. Ecco perché abbiamo deciso di presentarti il progetto Bin/Art.

Bin/Art: la mostra che racconta la storia del digitale

Così come ogni disciplina tecnica, l’informatica è rappresentazione della mente e dell’ingegno umano. Fin dagli anni ’60, quando i primi computer hanno iniziato a fare la loro comparsa, il rapporto simbiotico tra uomo e macchina è andato ben oltre il concetto di utile. Certo, la tecnologia e il digitale ha aiutato l’umanità a evolversi e a migliorare la qualità della vita e l’attività delle aziende.

Attività materiale e operazioni di business, ma non solo. L’informatica rappresenta anche un’eccezionale opportunità che gli uomini hanno per attuare le infinite potenzialità della mente. L’ingegno si aguzza e dona vita e significato anche a un qualcosa che, apparentemente, non ne ha al di fuori del concetto di “utile”. Il progetto Bin/Art rappresenta proprio questo concetto, in cui dall’ordine viene data vita al caos artistico.

L’affascinante retrospettiva di computer art è organizzata dal Museo Interattivo di Archeologia Informatica (MIAI) e il Museo dell’Informatica Funzionante. Un lavoro entusiasmante che, se da una parte si serve di quegli elementi propri di una visione apollinea-matematica-razionale della realtà, dall’altra definisce una tendenza dionisiaca-artistica-creativa necessaria per dar vita a questi oggetti “meccanici e freddi”.

Il progetto Bin/Art tende a mettere in evidenza, attraverso diverse opere, come un computer possa essere molto più che un semplice calcolatore di dati. La tecnologia e le macchine che ne caratterizzano gli strumenti sono ben più di pezzi di metallo senza vita, visto che la mente umana è in grado di utilizzare questi materiali per creare e determinare nuovi significati.

Le opere esposte

Il connubio uomo-macchina (un concetto che potrebbe fare da corollario alla nostra analisi sulla somiglianza tra Facebook e Videodrome) presentato dalla mostra Bin/Art vede la presenza di un nuovo mondo. Sono tante le opere presentate, una serie di realizzazioni concettuali che mettono in evidenza (attraverso la commistione tra arte e informatica) come da un freddo calcolatore si possa sviluppare ben altro.

Dando un’occhiata alle opere esposte alla mostra (che ricordiamo è stata inaugurata ieri e durerà fino al 30 maggio e si trova c/o CSOA Forte Prenestino, via Federico Delpino, 00171 – Roma) saltano subito alla mente tutti quei concetti discussi in precedenza.

Possiamo dunque trovare l’unione tra informatica e poesia (con l’opera Tape Mark 1); il linguaggio Basic utilizzato come trend d’union per mettere a fine alla dicotomia tra ordine e caos (opera 10 Print); la formidabile rappresentazione del grottesco (opera Freak Show).

Queste che abbiamo elencato sono solo alcune delle opere che puoi trovare alla mostra informatica Bin/Art. Un’esperienza da vivere appieno, ritornare alle origini per trovare un senso e dare un nuovo slancio creativo all’attività digitale di domani.

Informatica e arte, lo strano connubio

A primo acchito, niente sembra essere più distante all’informatica del mondo dell’arte. Cosa può mai centrare l’arte visiva, espressa magari da un qualche pittore di epoca medievale, con i sistemi informatici e lo sviluppo tecnologico affine? In apparenza nulla, ma essendo il computer un aggeggio figlio dell’ingegno umano esso ha in realtà molto più da spartire con il mondo dell’arte.

Già quando parliamo di Web Design tracciamo una linea immaginaria che lega l’arte all’informatica, con lo sviluppo anche di discipline che guardano sempre di più all’immagine (pensiamo al Visual Marketing). Già questa definisce una base per giustificare e trovare senso nello strano rapporto informatica-arte.

L’immagine è una componente fondamentale per lo sviluppo di un progetto digitale. È attraverso l’immagine che un Brand si definisce, che sviluppa la propria identità e che cattura l’attenzione del proprio target di riferimento. Certo, non basta solo l’immagine (conta la qualità del lavoro d’insieme) ma è indubbio il fatto che il fattore Visual sia sempre più determinante.

La mostra Bin/Art mette dunque in evidenza quelle che sono le migliori rappresentazioni di computer art, in un periodo di tempo che arriva fino all’inizio del nuovo millennio. Lo sviluppo dell’informatica ridisegna confini e apre le porte a nuove possibilità, in particolar modo per il panorama aziendale. Le opere di computer art che la mostra mette in evidenza pone dinnanzi al nostro sguardo la capacità di creare una sorta di caotico ordine, sviluppando arte laddove si pensa non possa esserci.

Creare arte da oggetti, l’insegnamento di Andy Warhol

Alcuni mesi fa abbiamo pubblicato un articolo in cui mettevamo in evidenza quello che abbiamo definito il paradigma di Andy Warhol. Abbiamo preso il padre della Pop Art come simbolo concettuale della capacità, propria dei migliori marketer odierni, di mettere la creatività al servizio dell’aspetto più funzionale. Warhol era conosciuto per la sua capacità di creare arte partendo da oggetti apparentemente distanti dal concetto stesso di arte (pensiamo per esempio ai famosi barattoli di minestra).

Partire da elementi materiali per creare arte; dar vita a ciò che è apparentemente privo di ogni orizzonte sensibile; fornire senso al mondo dell’utile, mutandolo in qualcosa di vivo e di colmo di emozione. Questa la grande lezione di Warhol che, chi ha dato vita alla mostra Bin/Art ha dimostrato di condividere (concettualmente) appieno.

Il discorso odierno diventa ancora più interessante se si tiene in conto lo sviluppo del marketing digitale. Ormai le aziende sono orientate ad avvicinarsi agli utenti, creando un legame che vada oltre i confini dell’utilità per sconfinare in quello emozionale. La grande trasformazione del web (come l’attuale quarta rivoluzione industriale) passa necessariamente dalla capacità di chi riesce a eliminare ogni confine tra informatica e arte.

Per concludere

Un’esperienza da vivere appieno e da cui prendere spunto per la propria attività quotidiana. Bin/Art è l’opportunità di vedere opere interessanti e di attingere idee dal passato per definire nuove strategie sempre più originali.

Un evento di notevole interesse che può aiutarti a crescere come professionista, con un salto alla genesi dell’informatica.

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