Facebook è Videodrome? Riflessioni sul recente scandalo Cambridge Analytica
Le recenti polemiche sul social network riportano alla mente gli scenari del film di Cronenberg
Il recentissimo caso Cambridge Analytica sta infiammando l’opinione pubblica mondiale. Facebook è preso di mira, ridotto ormai (nella considerazione generale delle persone) alla stregua di un Grande Fratello minaccioso e crudele. Allo stesso tempo, però, non si riesce a fare a meno del social network. Una situazione che riporta alla mente l’orizzonte funesto e delirante di Videodrome, il famoso film di David Cronenberg.
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Lo scandalo Cambridge Analytica
Uso improprio dei dati degli utenti, vendita dei dati, un’inaccettabile intrusione nella vita delle persone. Lo scandalo Cambridge Analytica ha travolto Facebook, portando il social ai minimi storici in quanto a considerazione e a fiducia. Una delle più grandi violazioni della privacy della storia recente.
L’innovazione digitale (di cui Facebook rappresenta un vessillo) può rappresentare un oscuro occhio pronto a spiarci? Non solo, ma il social può anche arrivare a influenzare certe importanti battaglie sociali?
Dubbi che vengono in mente e che sembrano trovare atroce conferma con lo scandalo di cui stiamo parlando. Cambridge Analytica è una società di analisi dati vicina (per così dire) ad alcune campagne molto discusse, come la campagna elettorale di Trump o la Brexit. Una sorta di “cavallo di Troia” utilizzato dalla parte più conservatrice della società occidentale, un complotto messo in atto per influenzare il popolo e allontanarlo dalle Sinistre progressiste.
Secondo le accuse, sarebbero oltre 90 milioni i profili violati. Una marea che colpisce anche gli iscritti italiani, inclusi in questa allucinante compravendita di dati utilizzati poi per influenzare l’opinione pubblica mondiale su alcuni temi (come descritto in precedenza).
Come influenzare il parere degli utenti? Portando dinnanzi ai loro occhi annunci personalizzati ideati appositamente per spingere le persone a compiere una particolare azione.
Una delle più gravi violazioni della privacy mai viste… ma che conseguenze ha avuto?
Zuckerberg alla sbarra
Tutto il chiacchiericcio fatto su Cambridge Analytica non ha scosso solo l’opinione pubblica ma ha portato a delle indagini di alto livello. Un segno inequivocabile della concretezza della cosa. Tutto questo ha portato Mark Zuckerberg, il fondatore del Social Media più potente del mondo, dinnanzi al Congresso degli Stati Uniti d’America per difendere la propria creatura.
Giornate dure per il CEO più invidiato al mondo, messo in difficoltà dalle domande dei senatori che vogliono capire come funziona Facebook.
I momenti in cui Zuckerberg si è dimostrato in maggiore difficoltà, è quando si è trovato a rispondere su una domanda in particolare: Facebook spia anche chi non è iscritto al social? Il giovane miliardario respinge le accuse sostenendo che i dati utilizzati da Facebook sono quelli che rilasciano gli iscritti di loro spontanea volontà.
Una presa di posizione che allontana l’accusa di un tracciamento criminale dei dati di milioni di account.
Facebook ci spia? Le vere responsabilità
Seguendo le parole di Mark Zuckerberg delle ultime ore, Facebook non è altro che un enorme contenitore in cui gli utenti vogliono inserire dati. Questi dati, una volta che un account viene eliminato, vengono cancellati e dispersi. Insomma, il social non ha nessuna intenzione di utilizzare questi dati per secondi fini politici.
Dando per buona la difesa di Zuckerberg, quello che mi interessa fare è definire le responsabilità che hanno dato vita allo scandalo Cambridge Analytica. Ebbene, se è stato effettuato questa clamorosa intrusione negli account di milioni di utenti, la colpa è proprio i quest’ultimi.
La storia Cambridge Analytica ha forse portato le persone a distanziarsi da Facebook, così da allontanarsi da questa oscura realtà? Nemmeno per sogno. Come confermato dallo stesso Zuckerberg, gli iscritti e le condivisioni sul social non sono diminuiti dopo lo scandalo. Insomma, se ne parla tanto ma non vi sono state oggettive variazioni nel comportamento degli utenti.
Il CEO respinge dunque le accuse e anzi rincara la dose, affermando quanto sia necessario lo sviluppo di intelligenze artificiali sempre più evolute per contrastare fenomeni come le fake news e i post inneggianti all’odio razziale.
Sostanzialmente la realtà è questa: non possiamo/riusciamo fare a meno di Facebook (specie con la diffusione in massa delle aziende che fanno Social Media Marketing); pubblichiamo contenuti e inseriamo dati nel social; queste informazioni vengono analizzate da un sistema di intelligenza artificiale complesso.
Che utilizzo venga fatto di questi dati non è dato saperlo, per lo meno quel che succede nel “dietro le quinte” al di là delle risposte di facciata.
Il cupo scenario di Videodrome
Un’intelligenza artificiale che osserva nell’ombra e che utilizza le informazioni raccolte per influenzare il comportamento umano per scopi politici. L’accusa nei confronti di Facebook è pesantissima. Ciò che inquieta maggiormente è il fatto che un simile scenario era già stato immaginato più di 30 anni fa dal regista canadese Cronenberg nel suo Videodrome.
Diverse volte su questo blog abbiamo analizzato diversi temi legati alla comunicazione partendo da alcuni film, come nel caso di Ex Machina e Arrival. Allo stesso modo, la storia Cambridge Analytica mi ha fatto venire in mente il capolavoro cronenberghiano del 1983. Un film distante dal punto di vista temporale ma attualissimo per quel che riguarda le riflessioni poste.
Un film potentissimo, allucinato, cupo, inquietante.
Cos’è Videodrome? Una sorta di segnale inviato tramite la televisione, sviluppato dalla classe conservatrice allo scopo di conoscere le persone e punire coloro che sono attratti da immagini violenti o sessuali. Un controllo delle menti messo in atto per ripulire l’America da coloro che vengono definiti nemici della nazione.
Uno scenario apocalittico ma che (preso con le pinze) sembra avere dei sinistri punti di contatto con la storia di Facebook e del furto dei dati. Sono state raccolte informazioni private per creare annunci con lo scopo di veicolare l’opinione pubblica mondiale, più o meno quello che veniva fatto nel film in cui le immagini violente trasmesse da Videodrome annientavano coloro che non erano in linea con lo status quo del paese.
Comunque la si voglia vedere, a cavallo tra realtà e finzione, si tratta sempre di un controllo totale messo in atto da sistemi tecnologici evoluti, raffinati e minacciosi.
La tecnologia che diventa “nuova carne”
Lo sviluppo tecnologico sta portando a una trasformazione totale della società. La comunicazione quotidiana tra le persone, così come l’attività di marketing delle aziende, tutto viene trasformato. Una tecnologia sempre più intelligente (e che forse un giorno potrebbe anche avere coscienza di sé) e che ha ormai conquistato un ruolo di primissimo piano nella nostra vita.
Lo smartphone sembra essere una sorta di “nuova carne”, una sorta di organo aggiuntivo del corpo umano. Una fusione tra uomo e macchina che ridefinisce la specie e che spinge a scenari futuri inimmaginabili. Solo una mente creativa come quella di Cronenberg avrebbe potuto anticipare questi temi, mettendo in guardia dal rischio della massiccia influenza della televisione che ricorda tremendamente l’allarme di queste ore sul ruolo del social network e del suo peso specifico sulle decisioni delle persone.
Uno dei personaggi del film, il dottor Brian O’Blivion mette in guardia il protagonista Max (interpretato dal grande James Woods) sulla pericolosità del complotto ordito dalla classe conservatrice.
“La lotta per il possesso delle menti, in America, dovrà essere combattuta in una videoarena, col videodrome. Lo schermo televisivo, ormai, è il vero unico occhio dell’uomo. Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte della struttura fisica del cervello umano. Quello che appare sul nostro schermo televisivo emerge come una cruda esperienza per noi che guardiamo. Ne consegue che la televisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione.”
Dalla televisione a internet, cambiano i mezzi ma non gli scopi
Se agli inizi degli anni ottanta era la televisione la Grande Sorella che metteva in pericolo la nostra libertà individuale, oggi internet ha conquistato un ruolo di primo piano. Utilizziamo il web per lavoro, per gestire le nostre aziende, per aumentare la visibilità dei siti eCommerce, ma lo usiamo anche per parlare con parenti e amici. Alcuni trovano anche l’amore su Facebook.
Un nuovo universo diventato talmente presente nella nostra vita da superare il confine del virtuale per diventare realtà concreta o, per dirla alla Cronenberg, nuova carne.
Il caso di Cambridge Analytica, le risposte ambigue di Zuckerberg dinnanzi al Congresso, l’inquietante pensiero che i nostri pensieri siano influenzati da quello che vediamo nel news feed del social. In una realtà che ci vede sempre meno propensi ai rapporti diretti, diventa meno assurdo pensare che ormai “Facebook è la realtà e la realtà è meno di Facebook”.
La domanda provocatoria sorge spontanea: Facebook è Videodrome?
In conclusione
Giunti alla fine di questo articolo che mescola l’attualità al cinema, non possiamo far altro che seguire gli sviluppi e le nuove testimonianze di Zuckerberg. Quello che è certo è che siamo talmente assuefatti all’utilizzo dei social da non essere più in grado di farne a meno. Sappiamo che i nostri dati possono essere utilizzati per scopi loschi, ma non facciamo nulla per invertire la cosa.
Siamo tutti divorati dal progresso che, paradossalmente, potrebbe essere utilizzato dai conservatori per allontanarci da una nuova era della civiltà.