Moda e Social Network: su quali puntare se lavori nel fashion
Sicuramente avrete sentito ripetere fino alla nausea quanto sia importante, al giorno d’oggi, essere presenti sul web. Il sito aziendale, il blog personale, i social network sono ormai diventati strumenti vitali e indispensabili per chiunque abbia un’attività, specie se imprenditoriale, a prescindere da quale sia il suo settore di competenza.
L’errore che spesso viene commesso invece, specie da parte di chi lavora nella moda (parlo di fashion blogger e designer, soprattutto emergenti) è quello di trascurare questo aspetto fondamentale, di creare siti poco funzionali o di dedicarsi alla gestione dei canali social senza un approccio davvero professionale.
Vi è mai capitato, ad esempio, di conoscere stilisti emergenti bravissimi che però non avevano né un sito, né una pagina Facebook di riferimento? O di fashion blogger che curavano Instagram tralasciando altri canali altrettanto importanti e senza neanche avere un blog? A me sì.
Questo tipo di approccio è abbastanza frequente anche se, a onor del vero, ormai anche in questo ambito qualcosa si sta muovendo e sempre più professionisti del settore moda stanno iniziando a capire come, una strategia di web marketing a 360°, possa davvero fare la differenza.
Ma quali sono, per chi desidera lavorare nella moda, gli elementi che fanno davvero la differenza sul web e che permettono di raggiugere il proprio target di riferimento in modo preciso e professionale costruendo la propria identità online?
A mio parere sono essenzialmente 4:
- Il sito web (o blog)
- I social “giusti” a seconda della tipologia di lavoro
- Le digital pr
- L’ufficio stampa
Di come aprire un blog di moda ne hanno parlato in molti, mentre l’aspetto relativo a digital pr e ufficio stampa è molto vasto e impossibile da racchiudere in uno stesso articolo. Per questo oggi vorrei concentrarmi sull’aspetto social e dare alcuni consigli su come approcciarsi nel modo corretto se si lavora nell’ambito moda.
Moda e Social Network: quali, come e perché
La prima cosa che solitamente si fa, quando si vuole avviare la propria attività online, è aprire un sito: la fashion blogger avvia il proprio blog, la stilista si fa realizzare un bel sito vetrina o, meglio ancora, un e-commerce. Poi in entrambi i casi si iniziano ad aprire i profili sui social: Facebook, Instagram, “ma sì anche Twitter perché no? Volendo LinkedIn, che poi a che serve? E Pinterest? Mah, non mi sembra molto utile”.
Questi sono alcuni dei ragionamenti che vengono fatti: l’idea diffusa è “più sono presente, meglio è”, quando invece il ragionamento corretto dovrebbe essere “meglio essere presenti su pochi social, ma nel modo giusto, piuttosto che su tutti senza una strategia”.
Questo per due motivi:
- Il primo è che ogni social richiede un approccio strategico diverso. Quello che funziona su Facebook non va bene per LinkedIn, mentre postare la stessa foto su Instagram e su Twitter, magari con gli stessi hashtag, è difficile che porti gli stessi risultati. Quindi non si può usare un unico approccio strategico, ma occorre studiare il target di riferimento e poi ideare un piano editoriale specifico per ogni canale social. E poi, ovviamente, monitorare, monitorare e monitorare. Gli insights non sono stati messi lì a caso, servono per essere studiati, interpretati e utilizzati per cambiare (sì, anche in corso d’opera) la propria strategia.
- Secondo motivo: gestire tutti i canali social, in prima persona, è difficile e richiede conoscenze specifiche e molto tempo a disposizione, anche se si utilizzano programmi di pubblicazione automatici. Quindi o ci si affida a degli esperti che facciano il lavoro per noi, oppure è meglio scegliere un paio di social e dedicarcisi ogni singolo giorno. La continuità in questo lavoro è fondamentale, specie perché gli algoritmi cambiano velocemente e per stargli dietro bisogna essere sempre informati (per questo ci sono i blog tematici, le newsletter degli esperti di settore, ma anche webinar, workshop e quant’altro).
Quali sono dunque i social sui quali, chi lavora nella moda, dev’essere presente?
A mio parere senza dubbio tre:
Questi sono i tre essenziali per chi lavora come fashion blogger o è una designer che vuole lanciare il proprio brand.
Perché proprio questi tre?
Facebook permette di fare Storytelling (fondamentale per una strategia di Personal Branding e di fidelizzazione di lettori o clienti): su Facebook gli utenti sono più propensi ad ascoltare ciò che hai da dire perché è un social che viene percepito “di svago”, dove molte persone trascorrono il tempo leggendo quello che gli altri utenti scrivono. Avere una pagina (aziendale o meno, l’importante è che non sia un profilo privato) ha i suoi vantaggi: permette di sponsorizzare i propri post e i propri prodotti, di monitorarne i risultati e modificarli in base alle esigenze, di studiare in modo preciso il proprio target di riferimento e di costruire e/o ripulire in modo corretto la propria fanbase.
Tre consigli utili che vale la pensa tenere a mente nell’utilizzo di questo social:
- L’algoritmo di Facebook al momento penalizza la forma classica di pubblicazione foto+ link (Mark non apprezza che vengano portati fuori dalla piattaforma i suoi lettori). Il formato migliore? Attualmente i video ottengono una buona reach organica e, se sponsorizzati in modo ottimale, portano a buoni risultati.
- Quando si creano delle ADV è sempre consigliabile fare degli A/B test per vedere cosa gli utenti apprezzano di più, senza però frammentare troppo il budget a disposizione. Meglio spalmare il budget in più giorni (non troppi se non è alto) anziché concentrarlo in uno/due giorni. Ma ricordatevi che non potete soltanto spingere alla vendita: proprio perché Facebook è un social “di svago”, dovete prima conquistare i lettori, farli avvicinare al vostro mondo e poi trasformarli piano piano in potenziali clienti. E niente fretta: sono meccanismi che richiedono tempi medio-lunghi.
- Banale, ma non troppo, installare il pixel di monitoraggio sul sito del cliente per fare retargeting.
Instagram è perfetto per chi desidera comunicare attraverso le immagini, cosa imprescindibile per chi lavora nella moda. Su Instagram la comunicazione passa tutta attraverso il formato della foto, la qualità dello scatto, i colori…Per questo per avere un profilo Instagram che susciti interesse bisogna pubblicare foto di qualità, scegliere i filtri giusti, gli hashtag più popolari per quel tipo di attività e cercare di costruirsi una propria personalità visuale attraverso i propri scatti. Per chi realizza abiti questo è ancora più importante perché, attraverso Instagram, si può comunicare la filosofia del proprio brand e svelare retroscena e backstage della propria produzione al fine di creare un rapporto di empatia e interesse con l’utente.
Ad oggi la soluzione migliore, per chi ha un’attività imprenditoriale nella moda, è quella di convertire il profilo personale in uno aziendale in modo tale da monitorare i risultati e avviare anche qui delle campagne sponsorizzate.
Infine LinkedIn. L’ho lasciato per ultimo perché, al momento, è il social meno sfruttato da chi lavora nella moda e, paradossalmente, uno dei più importanti.
LinkedIn: il social professionale indispensabile per creare relazioni lavorative di qualità
LinkedIn è uno dei social più bistrattati da fashion blogger e designer: spesso l’errore che si commette è quello di pensare a LinkedIn come ad una sorta di cv online, qualcosa di vecchio, stantio e immobile. Non c’è concezione più errata.
LinkedIn è uno strumento molto potente per fare personal branding, per portare traffico al proprio sito (o blog) e, soprattutto, per creare connessioni utili dal punto di vista lavorativo. Inoltre, a differenza di Facebook, qui non ci sono algoritmi che penalizzano la reach organica che risulta essere più elevata rispetto ad altri social e senza bisogno di sponsorizzazioni. Questo perlomeno finora, ma non è detto che le cose non cambino in futuro.
Quali sono però gli elementi basilari sui quali impostare il proprio profilo LinkedIn?
Prima di tutto ricordiamoci che si tratta di un social professionale: quindi una foto profilo chiara che mostri la nostra persona in modo sobrio (no foto in cui non si vede il viso o foto di personaggi famosi o quella del cane o di Capodanno col bicchiere in mano, per intenderci). Anche una foto copertina personalizzata, magari con il nostro logo, può dare un bell’effetto d’insieme.
Proprio perché è un social professionale, niente “scimmiottamenti” di Facebook: no foto di gattini, di feste, di vostro nipote al 4° compleanno, buonanotte e buongiornissimo kaffè, per capirci.
Ok le foto dell’evento aziendale, della sfilata di moda alla quale si è partecipato o di un lavoro che si è svolto; ok anche a riflessioni mai banali su questioni legate al vostro mondo o alla vostra realtà lavorativa.
Anzi, sono fondamentali perché è vero che non siamo su Facebook, ma su LinkedIn la maggior parte degli utenti, anche se non vi conoscono, hanno piacere ad interagire con voi e parteciperanno volentieri alle discussioni o agli spunti di riflessione che lanciate: questo vi permetterà non solo di alzare la reach del vostro profilo, ma anche di farvi conoscere come persone oltre che come professionisti e, di conseguenza, attirare possibili collaboratori o clienti conquistati dalla vostra personalità.
Per presentarvi al meglio poi, puntate sulla la costruzione di un profilo completo in tutte le sue parti: esperienze lavorative, ma anche progetti, premi, attività svolte, interessi, skills…Sono tutti elementi che serviranno a chi vorrà contattarvi per conoscervi e capire che tipo di professionisti siete. E non siate ingessati e troppo formali: se fate un lavoro creativo, fate in modo che il vostro profilo parli di voi e esprima la vostra personalità (senza esagerare). Non c’è cosa più brutta di un profilo LinkedIn senza foto profilo, senza una descrizione di cosa fate o di cosa vi occupate o troppo stereotipato. E ricordate di aggiornarlo: inutile avere un profilo LinkedIn se poi non lo aggiornate dal 2014.
Altra cosa fondamentale: il vostro titolo professionale posto sotto a Nome e Cognome. Scrivete in modo conciso qual è la vostra attività, ma evitate di segnalare il famoso numerino delle connessioni. Quelle non sono un trofeo da esibire, ma un patrimonio da gestire in modo corretto (potete anche esportare i contatti, catalogarli e avere così a disposizione un vero e proprio database lavorativo da consultare all’occorrenza). Inoltre, ricordate di aggiungere e accettare, per quanto possibile, contatti in target o affini al vostro ambito. Inutile accettare chiunque, ma è anche sbagliato non accettare chi non si conosce: così ci si preclude nuove opportunità lavorative e non è certo quello che vogliamo!
Altro consiglio: niente spam please. Inviate un messaggio personalizzato quando aggiungete un contatto, ringraziatelo, e se volete instaurare una collaborazione create subito una sinergia scrivendogli brevemente chi siete e cosa cercate. Ma guai a “rubare” la sua email per poi mandargli la vostra newsletter senza consenso: passerete immediatamente per lo spammer di turno e vi sarete preclusi qualunque collaborazione. Idem per quanto riguarda i messaggi in posta privata inviati a più contatti e senza cognizione di causa: vi ritroverete in men che non si dica una serie di “Caio ha abbandonato la conversazione”. E addio contatto.
Infine, usate LinkedIn Pulse: è uno strumento essenziale per fare personal branding, migliorare l’immagine che lettori e clienti avranno di voi e per posizionarvi come persone competenti e autorevoli nel vostro settore di appartenza.