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Uno sguardo sul mondo delle startup in compagnia dei ragazzi di Startup Geeks

Vogliamo mettere la parola fine una volta per tutte alla leggenda urbana secondo cui è impossibile lavorare con la propria metà e andare lo stesso d’amore e d’accordo? Quale modo migliore di farlo se non ospitando sul nostro blog una coppia di giovani professionisti che hanno legato i propri destini sia nel lavoro che nella vita privata.

Startup Geeks è un progetto che mira a dar voce ai fondatori di startup e PMI innovative. Un’idea ambiziosa che ha fatto registrare grandi risultati in pochissimo tempo e su cui nutriamo un notevole interesse, come comprovato dalla partnership nata di recente.

Se sei particolarmente interessato al mondo delle startup (perché magari stai pensando di lanciare una tua nuova impresa), ti conviene leggere con attenzione le parole di Alessio e Giulia e cogliere i tanti spunti di riflessione che possono aiutarti ad avviare un nuovo progetto.

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  • Buongiorno ragazzi e benvenuti sul nostro blog. Prima di iniziare con le domande singole a ognuno di voi, partiamo con un pizzico di ironia che ci auguriamo apprezziate: quanto “folle coraggio” ci vuole per lasciare un posto fisso in un Paese ricco come la Germania per inseguire i propri sogni?

Ciao a tutti i lettori del blog, è un piacere essere qui!

Ci vuole tanto coraggio! La nostra situazione in Germania era molto “comoda” per la nostra età: si viveva bene e viaggiavamo molto spesso. Allo stesso tempo ci sentivamo che potevamo fare di più e ci mancava la sensazione di poter avere un impatto sulle persone e sul nostro Paese: nel nostro lavoro precedente gli indicatori di “successo” non erano per noi fonte di orgoglio.

Non è stata una scelta facile, ci vuole tanto coraggio ma allo stesso tempo è stata una scelta consapevole: con Startup Geeks iniziavamo a vedere i riscontri che speravamo e abbiamo fatto molti calcoli economici prima di lasciare, non siamo degli sprovveduti :-)

Trovandoci davanti ad una scelta così importante, quello che abbiamo fatto è stato anche chiederci “quale può essere la peggior cosa che può accadere se il progetto non andrà come speriamo?” e ci siamo resi conto che in fondo comunque vada sarà un successo: stiamo imparando tantissimo ogni giorno, molto più di quanto facessimo nell’esperienza lavorativa precedente.

  • Ancora una domanda a entrambi: cosa potete dirci in merito alla nascita del progetto Startup Geeks?

L’idea di Startup Geeks è nata nell’agosto del 2018 in viaggio di nozze. Eravamo su un bus partito da Arequipa (Perù), in uno dei molti trasferimenti di quel viaggio attraverso il Perù e la Bolivia, un viaggio di nozze non esattamente convenzionale.

Abbiamo letto un report dell’Unione Europea che classificava l’Italia venticinquesima su 28 in termini di progresso digitale e che poneva la scarsa educazione digitale come uno dei fattori cruciali di questo numero a nostro parere imbarazzante.

Per noi che vivendo in Germania eravamo abituati a ricevere domande del tipo “è finita la crisi in Italia?”, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Invece di lamentarci abbiamo deciso di agire e cercare di fare qualcosa di buono per contribuire a migliorare quel dato, e da lì sono iniziate le ricerche online che hanno piano piano dato vita all’idea.

  • Facciamo ora qualche domanda singola, per avere un po’ di privacy e far emergere le vostre personalità. Si inizia, come galateo impone, da Giulia D’Amato. Possiamo considerarti “l’anima empatica e romantica” di Startup Geeks?

Hahaha si dai se dobbiamo definire i ruoli Alessio è la parte razionale e io impulsiva ed empatica! Abbiamo quasi sempre idee diverse ma ci nutriamo della nostra diversità. Proprio romantica :-)

  • Parlaci della tua formazione professionale: come e quando hai iniziato a occuparti di web e, in particolar modo, quando è nato questo interesse per il mondo delle startup?

Non ho avuto un percorso lineare. Ho studiato lettere e comunicazione. Volevo insegnare ai bambini in ospedale. Poi mi sono fidanzata con Alessio che mi ha trasmesso la passione per il digital e da lì sono iniziate le mie esperienze in startup. Prima in Italia in una startup serba poi in una brasiliana e mi sono ritrovata ad avere un contratto a tempo indeterminato per un’azienda che creava startup in Germania.

Mi sono da subito appassionata alle startup perché dietro a ognuna ci sono storie di coraggio, dedizione e imprenditorialità.

  • Vista la grande esperienza diretta, avendo tu lavorato in diverse startup a Milano, cosa puoi dirci in merito al processo di digitalizzazione e il ruolo delle startup italiane in tale contesto?

Anche se siamo più indietro rispetto ad altri paesi, la digitalizzazione sta cambiando per sempre praticamente tutti i settori economici e le startup contribuiscono sempre di più a velocizzare il progresso. Lavorando in startup si respira un’aria di cambiamento e di avanguardia che difficilmente si trova altrove.

Se le grandi aziende hanno i capitali per alimentare l’innovazione, le startup hanno l’energia, la flessibilità e la possibilità di sbagliare che sono fondamentali per attuarla. Per questo penso che sia importante per le startup trovare partner strategici e investitori che possano apportare capitale e competenze: è difficile poter fare tutto da soli essendo di fronte ad una realtà imprenditoriale estremamente frammentata.

  • Come vedi la situazione attuale delle donne nel mondo delle startup? Si è raggiunta la parità di genere, o siamo ancora in una situazione di svantaggio per l’universo femminile?

Sono più di 1200 le startup italiane iscritte al Registro delle Imprese con a capo una CEO donna: corrispondono a + del 12% del totale. Non mi sembra un dato minimamente vicino alla parità di genere nelle startup ma il numero di CEO donne in Italia negli ultimi anni è cresciuto molto.

Situazione di svantaggio?

Sinceramente io non la vivo così anzi ci sono tantissime opportunità dedicate alle donne nel mondo startup, basta saperle cogliere e non essere le prime a sminuirci. Ho conosciuto anche molte donne imprenditrici più grandi disponibili ad aiutare chi è alle prime armi e investitori che credono ci sia più valore nelle startup dove nel Board ci sono anche donne.

  • Essendo Keliweb un provider, vorremmo avere il tuo punto di vista sull’importanza di un’infrastruttura web funzionale e affidabile per le startup desiderose di crescere online?

Non voglio dare una risposta scontata, ma è fondamentale!

La maggior parte delle startup con cui abbiamo a che fare sono startup digitali, i cui progetti sono quasi totalmente basati su un’infrastruttura web e/o una app. Scegliere gli strumenti giusti per poter partire ma anche successivamente scalare in base al bisogno è fondamentale per ridurre al minimo il rischio di dover poi ripartire da capo.

  • Passiamo ora ad Alessio Boceda, che così a naso sembra incarnare l’anima più razionale e “scientifica” di Startup Geeks (stiamo generalizzando ovviamente, ma un tocco di ironia ci sta sempre bene). Quando hai iniziato a occuparti di web a livello professionale?

Hai detto bene Vincenzo, io rappresento l’anima più razionale del progetto :-)

La mia esperienza in ambito digital ha avuto inizio con una breve internship di tre mesi in Amazon in Lussemburgo. Era il 2014, durante la pausa estiva dell’università prima di intraprendere l’ultimo anno di Master. Ho fatto parte del team Digital della divisione Web Services, occupandomi principalmente delle campagne di Google Ads e e-mail marketing a livello EMEA.

  • Creare un progetto incentrato sulle startup denota un enorme considerazione nei confronti di queste realtà, che partono dal basso per arrivare in breve tempo a un grande successo (nei casi positivi). Che tipo di contributo possono dare le startup all’economia e alla crescita digitale del Paese? È su di loro che si deve fare più affidamento per portare l’Italia verso una “nuova dimensione”?

Mi ricollego alla risposta di Giulia, le startup saranno fondamentali per la crescita e la digitalizzazione del nostro Paese.

Allo stesso tempo, come menzionato prima, ci troviamo di fronte ad una realtà iper frammentata (come del resto è la norma per il tessuto imprenditoriale italiano) e sarà necessario creare un ponte sempre più solido tra startup e aziende “tradizionali”, grandi e piccole che siano, per poter garantire una maggior probabilità di successo: le startup rappresentano l’apice dell’innovazione ma ciò significa che operano in un contesto di alto rischio necessitano di capitali ed expertise.

  • Sono tante le startup che hanno un successo immediato, ma allo stesso modo vi sono anche molti progetti che falliscono dopo breve tempo. Come si può spiegare, secondo te, il fallimento di una startup partita con entusiasmo e una buona idea di base?

Questo è un aspetto molto complesso da analizzare e in Italia non ci sono dati concreti, per questo abbiamo anche lanciato una survey per comprendere meglio le ragioni del fallimento delle startup in Italia.

In generale, citerei tre principali ragioni di fallimento:

– Team non adatto: assenza delle competenze chiave e disallineamento di aspettative e vision;
– Assenza di un mercato: viene sviluppato un prodotto o servizio che non interessa a nessuno;
– Business model sbagliato: il servizio interessa, ma non ci si riesce a guadagnare abbastanza.

  • Tra le tante startup con cui siete stati in contatto, puoi citarne una che te sta raggiungendo grandi risultati per identificare quelle che sono, secondo te, le cause di questo successo? Questo può aiutare i nostri lettori, magari aspiranti startupper, a raccogliere idee utili su come avviare la propria “creatura”?

Ne abbiamo conosciute tante che stanno avendo dei riscontri eccezionali, non è facile sceglierne una! Le cause del successo spesso sono all’intersezione tra tre aspetti. Il team, caratterizzato dalle competenze giuste per il progetto che si vuole portare avanti e dall’energia e la passione necessaria per garantire una execution impeccabile: la startup per vari anni diventa l’unica (o quasi) ragione di vita dei founders, che danno il 110% per farla andare bene, sacrificando tutto il resto. Non ci sono scorciatorie, bisogna farsi il mazzo.

Poi c’è il prodotto/servizio, che deve essere apprezzato dal mercato di riferimento e che deve essere modificato prontamente quando ci si rende conto che non è allineato alle necessità dei clienti. Non bisogna innamorarsi della propria idea (lo so, è una frase abusata) e bisogna essere flessibili nello sviluppo del prodotto: quello che non va, va cambiato.

Il terzo aspetto è il mercato: quanto è grande la torta? L’ideale è che sia un mercato grande e in crescita. È difficile scalare, ossia crescere velocemente, se la fetta che si vuole conquistare non è quella di una grande torta ma bensì di un pasticcino, in cui magari ci sono anche molti concorrenti che cercano di fare lo stesso.

  • Torniamo alle domande “colletive”. Ho trovato davvero interessante la vostra idea di mettere in risalto il lato umano delle startup. Visto che tanti imprenditori sembrano ancora fermi a una concezione che vede il professionista sempre con un atteggiamento serioso e freddo, vogliamo una volta per tutte sottolineare l’importanza del contatto emotivo con il pubblico, in particolar modo in ambito digitale?

Si assolutamente, il contatto emotivo è molto importante e a maggior ragione nel mondo startup. Dietro alle startup ci sono delle persone, e sono loro la vera anima della startup. Per questo motivo vediamo costantemente che le startup che “aprono le porte” e mostrano quello che succede dietro il prodotto, hanno vita più facile. Soprattutto in fase di avvio, gli investitori scelgono le persone, non tanto il prodotto o l’idea, e per questo riteniamo che sia fondamentale per un imprenditore lavorare sul proprio brand personale e raccontare il processo di creazione e sviluppo della startup, a partire dalle persone che ne sono protagoniste.

Non è più sufficiente avere un bel prodotto, c’è così tanta concorrenza nella maggior parte dei settori che da solo non basta. Mostrare l’aspetto umano che si cela dietro il prodotto è quindi una scelta a nostro parere vincente.

  • Puntate moltissimo sugli eBook. Riteniamo che sia un’idea davvero interessante e su cui vale la pena dire qualcosa. Quanti ne avete fatti finora, quali sono in preparazione per il prossimo futuro e che valore può portare un eBook a un progetto web?

Gli ebook sono stati uno strumento molto importante per la crescita del nostro progetto: ricordiamo come fosse ieri il giorno del lancio del primo ebook, 3 ottobre 2018, in cui senza spendere 1€ in pubblicità abbiamo superato per la prima volta le 500 sessioni giornaliere sul sito, un dato niente male considerando che avevamo lanciato il sito da meno di un mese.

Ad oggi ne abbiamo creati 5 e a brevissimo lanceremo il sesto, che sarà focalizzato sulle startup HR Tech in Italia.

Un ebook, se di alta qualità, può avere principalmente due obiettivi all’interno della crescita di un progetto web:

– Brand awareness: in questo caso è consigliabile semplificare al massimo l’accesso al download, quindi senza richiedere l’inserimento di un indirizzo e-mail.
– Database building e lead generation: in questo caso solitamente il download è possibile dopo aver inserito la propria e-mail o dopo essere entrati in un Facebook bot. A quel punto si riceve l’ebook e si viene inseriti in un “funnel”, ossia un imbuto di comunicazioni che avvicinano l’utente ad un eventuale acquisto di un determinato prodotto o servizio.

In ogni caso pensiamo che sia uno strumento che, se usato nel modo giusto e creato puntando alla qualità, possa dare un grande valore per ogni progetto web. Qual miglior modo per divulgare e mostrare la propria expertise!


Ringraziamo Alessio Boceda e Giulia D’Amato per la loro disponibilità nel discutere del progetto Startup Geeks, un’importante lente d’ingrandimento sul mondo delle startup e delle piccole imprese.

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