A proposito di SEO e Digital Marketing, intervista a Gianni Carfagno

Dopo un mese di stop, causa estate, torniamo con il nostro consueto appuntamento del martedì, giorno dedicato ai professionisti del web e alle loro strategie, consigli e quant’altro. Nelle precedenti occasioni, abbiamo avuto il piacere di avere come ospiti personaggi del calibro di Giorgio Taverniti, Rudy Bandiera, Benedetto Motisi e molti altri. Questa settimana, come primo appuntamento di questa nuova stagione lavorativa, abbiamo il piacere di presentarvi la nostra intervista a Gianni Carfagno, consulente SEO di grandissimo spessore e specialista in settori come il social media marketing e il digital marketing.

Evitiamo quindi di dilungarci ulteriormente e lasciamo “la parola” direttamente al nostro ospite.

Grazie a voi e a te Vincenzo per l’ospitalità, bentrovati.

Nel 2005 ho definitivamente abbandonato ogni altra attività professionale per dedicarmi esclusivamente al Web, ma era già da un po’ che lo frequentavo. Andavo matto per le prime community specialistiche e i sistemi IM (sì, le chat), e mi incuriosivano le potenzialità che tutti già allora accreditavano ad Internet.

Fino a qualche anno fa SEO potevi diventarci soltanto per caso, perché era un mestiere nuovo di zecca e di corsi e webinar non c’era manco l’ombra. Un mestiere che nasceva spesso dal desiderio di ricavarsi uno spazio ben visibile sui motori di ricerca per divulgare online qualcosa di tuo: un’azienda, il sito Web personale o un e-commerce. Se agli sforzi seguivano risultati concreti poteva capitare di farsi coinvolgere, e allora cercavi di approfondire, studiare, sperimentare nuove e vecchie tecniche. Quando ti ritrovavi a farlo anche per gli amici e poi per i clienti, era oramai troppo tardi per tornare indietro.

Insomma, non è stato un colpo di fulmine: piuttosto una simpatia “ricambiata” che si è gradualmente trasformata in passione e lavoro. Prima mi occupavo di marketing tradizionale ed editoria, ho collaborato con diverse testate giornalistiche, quotidiani, TV e riviste: la transizione è stata naturale, spontanea.

Si è portati a pensare al SEO come ad un tecnico, uno sviluppatore. Non è un immagine del tutto calzante.

Se dovessi descriverlo penserei piuttosto alla via di mezzo tra un giornalista, un creativo, un social media marketer ed un informatico. Anche perché la SEO è sempre più interconnessa con il content ed il social media marketing.

Per l’io creativo è indispensabile il costante aggiornamento sulle dinamiche e i contenuti del Web, e per questo considero risorse indispensabili blog come socialmediaexaminer.com, jonloomer.com, businessesgrow.com, convinceandconvert.com, searchengineland.com, searchenginewatch.com ed altri.

Le identità di giornalista e social media specialist hanno bisogno di strumenti per seguire e analizzare l’enorme flusso di informazioni che si riversa quotidianamente su Internet, e per creare e condividere programmaticamente i contenuti. A loro possono tornare utilissimi, se non insostituibili, strumenti come BuzzSumo, SimplyMeasured, Hootsuite, Buffer.

Due invece le principali esigenze dell’informatico: abbattere costi ed i tempi delle attività routinarie, ed effettuare analisi dei dati affidabili e codificate, specialmente se rivolte al calcolo del ROI. Per quest’ultimo caso non possono mancare gli strumenti più tradizionali, come Google Search Console, Adwords e Analytics. Per il resto ci sono soluzioni come MOZ, SEMrush, AuthorityLabs, Ahrefs, Majestic ed altri.

Fino a qualche anno fa per le grandi e medie imprese era importante presenziare i social media. Oggi, non lo scopro io, anche per le PMI è indispensabile presidiare almeno i più importanti.

Credo che la chiave per ottenere ROI pienamente soddisfacenti dal Social Media Marketing non sia tanto legata alla strategia quanto piuttosto alla effettiva consapevolezza delle potenzialità, di cui le strategie sono appunto conseguenza.

Canali ben avviati su Facebook e Twitter possono prestarsi a numerose attività di marketing, con costi relativamente contenuti rispetto alle prassi outbound e risultati ampiamente paragonabili se non superiori.

Per citarne solo alcune:

Credo che, in assoluto, il social capace di generare il maggior numero di contatti in target con gli obiettivi aziendali sia il blog. Dove è ad esempio possibile distribuire gratuitamente servizi, prove di prodotto, e-book e applicazioni, in cambio del semplice contatto email.

Nella mia personale classifica di lead generation ci sono – in ordine di importanza – Facebook, Twitter e Google Plus. Ma anche gli altri, in rapporto al target ed al settore di mercato, possono fare la differenza. Penso a Linkedin per il B2B, ad esempio.

Per l’esatta individuazione del target si ricorre inizialmente agli strumenti ereditati dal marketing tradizionale. Individuati i profili principali delle buyer personas si possono sfruttare gli strumenti di segmentazione offerti da Analytics ma anche dai social, come gli Insights di Facebook.

Successivamente è auspicabile un’attenta analisi del contesto concorrenziale e lo studio accurato dei competitor eleggibili a benchmark, cioè come principali punti di riferimento.

Infine, con metodo e programmazione è necessario creare un flusso di contenuti da distribuire tra i diversi social, partendo dal blog e da altri canali su cui si è deciso di attuare strategie di presidio, per finire a quelli soltanto presenziati.

Io credo che il metodo più efficace sia quello di puntare a creare ambienti online capaci di fornire al proprio target i contenuti più ricchi e pertinenti con i suoi interessi, anche fossero prodotti da terze parti (non mi riferisco soltanto al “guest post”).

Il Web e la manualistica dispensano con generosità eccellenti guide al blogging: non azzardo una sintesi che contempli attitudini, capacità linguistiche e tecniche, propensioni, talento e metodi. D’altra parte la blogosfera italiana è ricca di straordinari esempi concreti.

Però, a proposito di errori e difficoltà, mi viene da pensare a chi si propone di aprire un blog per la prima volta. A lui un suggerimento: se di questa attività vuol davvero fare un mestiere, è bene valutare le opportunità di affermazione in base alle effettive competenze su di un determinato argomento, non il contrario. Cioè non progettando un blog su di un tema di largo interesse (con l’obiettivo di favorire le possibilità di successo), per il quale però non si abbia naturale propensione.

Insomma: per esigenze professionali io potrei supportare un cliente nell’approntare un sito Web che tratti di calcio, ma non mi azzarderei a crearlo per me stesso. Sarebbe un certamente un fiasco.

Quello di valutare attentamente pro e contro. I Social Media, la SEO e più in generale il Web marketing sono attività appassionanti, in continua evoluzione, capaci di ricambiare con buona remunerazione e notevole gratificazione professionale.

Però questo mestiere richiede forte e costante impegno, e le delusioni sono dietro l’angolo. Ad esempio capita ancora di doversi confrontare con posizioni aziendali ostili all’innovazione, le cui dinamiche autoreferenziali possono di fatto impedire la piena espressione di capacità, talento e passione di giovani specialisti.

Perciò è sempre bene fare questa scelta in piena consapevolezza, confrontando soluzioni lavorative diverse, fosse anche aprire un agriturismo. Per poi assegnare ad un SEO il compito di riempirlo di clienti, certamente soddisfatti.

Lo staff di Keliweb ringrazia Gianni Carfagno per la disponibilità dimostrata. In bocca al lupo per il tuo lavoro, Gianni!

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