L’innovazione passa da qui: intervista alla business coach Alessandra Lomonaco

Il panorama imprenditoriale italiano risente, inevitabilmente, di quelle che sono le direzioni prese dal resto del mondo. L’innovazione tecnologica e digitale non sta solo stravolgendo i metodi di produzione, ma anche il modo stesso in cui i Brand si approcciano al mercato.

In un contesto del genere, una figura come quella del business coach assume un’importanza fondamentale. Oggi abbiamo deciso di ospitare sul nostro blog Alessandra Lomonaco, una professionista che si occupa di assistere imprenditori, startup e PMI in cerca di rilancio o che necessitano di un piano strategico per avviare la propria attività.

La nostra ospite si occupa, in particolar modo, di assistere chi investe in ricerca e innovazione per ricevere finanziamenti. Inoltre, Alessandra è anche founder di Biopharma Network, un progetto che possiamo presentare proprio con le sue parole “un progetto che aggrega i professionisti del settore farmaceutico e biotech, manager e giovani talenti con l’obiettivo di sviluppare un networking di valore, favorendo l’innovazione attraverso la condivisione e contribuendo alla crescita della professionalità degli associati.”

Grazie per l’opportunità di raccontarmi nel vostro blog. Sono consulente per imprese che fanno innovazione. Lavoro con startup come advisor, supportandoli nell’indirizzo strategico, nella definizione del business plan, nello sviluppo del network e delle partnership, nella comunicazione.

Lavoro anche con imprese più strutturate su progetti di innovazione disegnati e progettati sulle loro specifiche esigenze.

Oltre a questo, collaboro con diverse associazioni professionali e culturali, perché credo fortemente nel potere del networking e della community. Collaborando in diverse associazioni ho imparato che la vera rivoluzione la fanno le persone e le relazioni che riescono a costruire. Una persona empatica ha sicuramente maggiori e migliori capacità relazionali e risulterà avvantaggiata in un mondo sempre più interconnesso. L’empatia, però, e in generale le soft skills, si possono apprendere e allenare.

L’associazionismo è, per me, la palestra in cui far crescere nuove collaborazioni, nuove abilità e competenze, dove sperimentare nuove idee, in un ambiente tutto sommato abbastanza “protetto”.

Le PMI e le startup hanno grandi opportunità di finanziamento e di accelerazione offerte dall’Europa.

Per accedere ai finanziamenti è necessario monitorare i diversi bandi disponibili, le call aperte e le modalità di partecipazione. Dopodiché è necessario presentare, nei termini indicati, una proposta, compilata nel migliore dei modi, perché molto spesso sono bandi molto competitivi a cui partecipano molte aziende da ogni parte d’Europa.

Horizon 2020 è il più grande programma mai realizzato dall’Unione europea per la ricerca e l’innovazione. Obiettivo è quello di portare più innovazione, scoperte e risultati trasferendo le grandi idee dal laboratorio al mercato. Sono disponibili 30 miliardi di euro di finanziamenti nel triennio 2018-2020, oltre agli investimenti pubblici nazionali e privati che questo programma e’ in grado di attirare.

All’interno di Horizon 2020 si inserisce il progetto pilota del Consiglio Europeo dell’Innovazione, con un budget di 2,7 miliardi di euro. Questo programma vuole sostenere tutte le imprese, startup e gli enti di ricerca che fanno innovazione dirompente e la vogliono portare sul mercato. Ci sono quattro strumenti dedicati a questo programma:

Possono partecipare tutte le persone fisiche o giuridiche (es. imprese, piccole o grandi, enti di ricerca, università, ONG, ecc.) indipendentemente dal loro luogo di provenienza. Possono partecipare anche entità senza personalità giuridica, a patto che sussistano determinate condizioni previste dalla CE.

A Maggio 2018 sono stati finanziati 15 mila progetti per un totale di 31 miliardi, di cui 4 destinati alle PMI, comprese le startup.

I bandi sono pubblicati dalla Commissione Europea sul sito ufficiale di Horizon 2020, il portale Funding & Tenders. Nella schermata si possono inserire delle parole chiave (in base al settore di attività della propria startup) per individuare i bandi disponibili a cui applicare.

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Ormai tutte le aziende, che siano startup, medie o grandi, non possono più ignorare le loro community. Che esse se ne occupino oppure no, le “comunità” continueranno a occuparsi di loro e dei loro brand, parlandone, scambiandosi opinioni, influenzandosi a vicenda.

Diciamo la verità: sta diventando complicatissimo dare una definizione di “community”. Un tempo poteva riferirsi ad un gruppo di persone nate o residenti in un determinato luogo. Oggi, nell’era digitale, questa definizione e’ obsoleta. Sicuramente manca un pezzo importante, vale a dire quel sentimento di fratellanza (e sorellanza) con gli altri, che deriva della condivisione di atteggiamenti, interessi e obiettivi comuni.

Le community si formano in modo piuttosto spontaneo: attraverso i social network le persone conversano quotidianamente sui fatti del giorno, sui contenuti di una comunicazione, su un brand, servizio, prodotto. Sta alle aziende intercettare queste conversazioni e farsi “guida” di un processo di comunicazione dei valori e della mission del proprio brand. Quelle aziende che riescono a instaurare un rapporto di fiducia, di scambio reciproco di informazioni, con la propria community sono quelle che più di altre avranno possibilità di successo.

Per l’azienda poter essere “leader” all’interno della community, e quindi esserle riconosciuto il ruolo di guida, di ispirazione, di supporto, deve mettere in atto una serie di attività ed iniziative adatte alla propria community di riferimento (giovani, meno giovani, donne, uomini ecc.) che “ingaggino” le persone ad essere attive e partecipi secondo gli obiettivi dell’azienda stessa. In poche parole, serve una strategia chiara ed efficace.

I vantaggi di avere una community con la quale c’è un “dialogo” continuo e strutturato, sono legati al rafforzamento del Brand, alla capacità di innovare nei servizi o nei prodotti grazie ad una collaborazione aperta con tutti gli interlocutori della community. Tutto questo avrà ritorni positivi sul business e sulla sua crescita.

L’errore più grave che si possa commettere, a mio avviso, consiste nella strumentalizzazione della community per fini di business.

Alle community le aziende devono prima dare (nella logica del give-back anglosassone) – ad esempio attraverso la valorizzazione delle competenze della community stessa o con vantaggi nell’utilizzo dei prodotti – mettendo al centro i bisogni specifici della community di riferimento.

Molte aziende, invece, pensano spesso che creare una community sia un nuovo canale per portare nuovo fatturato. Non è così, almeno nell’immediato.

A me piace pensare al business plan come a un processo di apprendimento attraverso il quale il team di una startup definisce la propria proposta di valore, analizza il mercato di riferimento, la clientela, gli attuali e potenziali players, le potenzialità di sviluppo. Vengono definite in modo quantitativo e qualitativo le strategie future del progetto imprenditoriale e le azioni che saranno intraprese per attuare tali strategie.

Una parte importante del business è il piano finanziario, vale a dire le proiezioni economico-finanziarie nell’arco temporale di 3-5 anni, esplicitando le ipotesi alla base di queste proiezioni, motivando l’evoluzione dei costi e dei ricavi.

Il business plan deve essere aggiornato periodicamente, per inserire le novità in termini di risultati economici e finanziari raggiunti dall’ azienda e i conseguenti possibili cambiamenti delle strategie aziendali. Ne ho parlato più dettagliatamente qui.

Bella domanda! Purtroppo non ho la ricetta del successo per l’impresa 2.0 (o 3.0, 4.0…). Credo però che per competere nel mercato sempre più volatile, ambiguo, complesso, incerto, come quello attuale serva un approccio aperto al nuovo, al cambiamento, alle sfide…e al fallimento!

Non è un paradosso: per competere in questo mercato serve sapere innovare, saper rischiare nell’intraprendere strade che altri non hanno ancora intrapreso. Nel fare questo il rischio di sbagliare e’ sempre dietro l’angolo.

Questo “mindset” non può quindi prescindere, a mio avviso, dai seguenti elementi:

I miei progetti per il 2019 sono di:

Ringraziamo Alessandra Lomonaco per la disponibilità e la cortesia avuta nei nostri riguardi. Buon lavoro, Alessandra :-)

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