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Startup e imprese: come resistere alla prova del Coronavirus

Articolo di approfondimento di Alessandra Lomonaco.

L’emergenza Coronavirus ha investito il nostro Paese in modo dirompente, costando il sacrificio di molte persone. Siamo grati al lavoro e all’impegno senza riserve del personale medico e paramedico che in questi giorni sta facendo l’impossibile per salvare vite umane. A questa emergenza sanitaria sta facendo seguito una crisi sociale ed economica con precedenti molto lontani nel tempo. La nostra economia sarà in grado di fronteggiare questa scossa cosi importante, trasversale, travolgente?

Le aziende che soffriranno di più questa crisi, per lo più piccole e le medie imprese, sono sottocapitalizzate, indebitate, poco attrezzate per fronteggiare uno tsunami di questa portata. Non bastano, a mio avviso, seppur fondamentali in questo momento, capitali finanziari e liquidità per sanare situazioni fragili e radicate da anni.

Servono competenze, visione, managerialità, reti di relazioni, coraggio per non affondare.

Per le startup, quel patrimonio di innovazione, capitale umano e tecnologico, il discorso è ancora più complesso, perché le startup, per definizione, stanno validando il loro modello di business, si fanno strada nel mercato attraverso la validazione di ipotesi, prototipi e aggiustamenti in corsa.

Secondo Steve Blank, imprenditore e docente alla Stanford University, un’azienda in fase di startup è un organismo temporaneo, progettato per la ricerca di un modello di business ripetibile e scalabile.

Il Coronavirus rischia di essere una gelata per quei germogli che sono le 11 mila startup che abbiamo attualmente in Italia. Il Governo italiano in questi giorni sta emanando diversi decreti per salvare il tessuto imprenditoriale, e qualcosa si sta facendo anche per le piccole imprese e per le startup (si veda il Decreto Liquidità emanato il 6 aprile scorso), anche se ancora molto si potrebbe fare.

L’associazione del Venture Capital italianoVC Hub Italia – ha lanciato insieme ad oltre 70 startup italiane, lo Startup Emergency Act, una petizione per fare appello al Governo affinché anche l’Italia si doti di strumenti di emergenza volti a preservare il nostro ecosistema dell’innovazione. Questo per evitare una serie di default che brucerebbe in pochi mesi il lavoro svolto da migliaia di startup italiane in questi anni.

Qui la petizione: https://lnkd.in/eYvGTKE

In tutta Europa (Francia, Olanda, UK, Germania..) sono in corso di attuazione misure urgenti straordinarie per salvaguardare gli ecosistemi dell’innovazione e le startup. VC Hub Italia propone una serie di misure urgenti, per consentire alle startup Italiane di rimanere al passo con i proprio concorrenti in tutta Europa. Le 8 misure proposte da VC Hub sono le seguenti:

  1. Credito d’imposta al 50% per la copertura dei costi fissi sostenuti nel 2020;
  2. Ogni startup o PMI innovativa che, a partire dall’avvio del lockdown, dovesse ottenere investimenti o finanziamenti da investitori in strumenti equity o quasi equity (inclusi bridge financing o versamenti in conto capitale) possa accedere a finanziamenti agevolati della durata di 10 anni, per un ammontare pari a 4 volte l’investimento o finanziamento ricevuto, rimborsabili o convertibili, a discrezione della società finanziata;
  3. Rimborso del credito Iva già a partire dal primo anno di esercizio oltre che infra-annualmente, in via prioritaria (entro 3 mesi dalla richiesta);
  4. Credito d’imposta del 50% per attività di ricerca, sviluppo e innovazione;
  5. Estensione di un anno dei contratti a tempo determinato in scadenza e dei periodi di prova dei neo-assunti;
  6. Contributo a fondo perduto per startup e PMI innovative al fine di stimolare le medesime a lavorare su prodotti legati a emergenza CoVid, in tempi rapidi;
  7. Una moratoria temporanea di 12 mesi per le linee di credito in essere tra startup e PMI innovative e banche;
  8. Maggiorazione delle aliquote di incentivo fiscale relative agli investimenti a titolo di capitale di rischio nelle startup e PMI innovative. Viene, inoltre, prevista una specifica deduzione dell’intero ammontare investito dalle imprese per l’acquisizione del 100% del capitale di una impresa (startup o PMI) innovativa.

Anche l’ANGI – Associazione Giovani Innovatori, di cui sono membro del comitato scientifico, pone l’attenzione su una serie di proposte concrete sull’alfabetizzazione digitale, sulle imprese e le startup, sulla riduzione del divario digitale, sulla tutela del cosiddetto lavoro agile e sulla sicurezza del dato informatico. Proposte che, indirizzate direttamente al parlamento e al governo, rappresentano un contributo per la stesura di provvedimenti ad hoc a sostegno dell’ecosistema innovazione italiano.

Per quanto riguarda nello specifico le startup e le imprese innovative, ANGI propone di:

  • Sospendere le scadenze di permanenza nel registro e di quelle sociali e fiscali;
  • Accelerare il pagamento dei crediti d’imposta in ricerca e sviluppo;
  • Sospendere i termini di rimborso di prestiti concessi da banche o garantiti dallo Stato;
  • Istituire un ‘fondo di garanzia per le startup’, presso il Fondo nazionale innovazione, che possa garantire prestiti a fondo perduto per il sostegno delle startup innovative;
  • Estendere le indennità di licenziamento a tutti i tipi di lavoratori.

Al di là di questi importanti strumenti di sostegno all’ecosistema dell’innovazione italiano, è di fondamentale importanza che le startup e tutte le imprese che guardano al futuro si interroghino se i loro modelli di business sono ancora attuali alla luce dei cambiamenti che  stanno avvenendo nelle nostre abitudini quotidiane, dei nuovi paradigmi organizzativi che stanno stravolgendo le modalità di lavoro nelle aziende (si pensi ad esempio, all’impatto che l’homeworking sta avendo nelle aziende – ne ho parlato in questo video pillola per ANGI):

Tutte le ipotesi su clienti, cicli di vendita, sulle modalità di relazione e di comunicazione valide fino a poco tempo fa, infatti , saranno messi pesantemente in discussione. Cambierà il modo in cui acquistiamo, in cui ci formiamo, dialoghiamo con i nostri stakeholders, viaggiamo e lavoriamo. I modelli di business vanno ripensati radicalmente alla luce dei nuovi scenari e dei nuovi bisogni che emergeranno nei segmenti di clientela attuali e potenziali.

Il digitale rappresenta in questo momento l’àncora di salvezza per tutti noi, normali cittadini, professionisti e aziende. È grazie al digitale se possiamo continuare a lavorare, a relazionarci con i nostri collaboratori e clienti. È sempre grazie al digitale se i nostri figli possono continuare a studiare, attraverso l’homeschooling, le piattaforme che permettono agli studenti di seguire le lezioni in video-conferenza.

Tutte le aziende, piccole-medie o grandi, più o meno innovative, dovranno pensare ed agire come startup: agilità, innovazione e digitale saranno elementi irrinunciabili in ogni mercato, in ogni business.

Cosa possono imparare le aziende da questa situazione? Sono diversi gli stimoli che arrivano a manager e imprenditori in questi giorni:

  • La tecnologia non è un demone che ruba il lavoro agli esseri umani, ma lo arricchisce e lo rende possibile anche in situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo.
  • La collaborazione basata sulla fiducia può aumentare la produttività solo se c’è piena consapevolezza degli strumenti e la capacità di utilizzarli.
  • Lo smart working non è un tema puramente tecnologico, quanto piuttosto di cultura manageriale. È un modello organizzativo, non un semplice strumento plug and play.
  • Serve tanta formazione a tutti i livelli per arrivare ad aumentare la produttività, altrimenti la comunicazione nelle aziende rischia di andare in corto circuito con danni incalcolabili per il business e la continuità aziendale.

Lettura di approfondimento: ecco come siamo tutti più smart grazie al digitale.

In conclusione, stiamo vivendo un momento di grave crisi, da cui però startup e aziende possono trarre nuova linfa per innovare e rispondere ai molti bisogni emergenti di mercato. Le migliori idee e le più grandi innovazioni avvengono nei momenti di crisi: guerre, carestie, epidemie sono state storicamente un motore di cambiamento sociale, culturale ed economico.

Alan Kay, nel 1971, disse: “Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo”. È il miglior messaggio che possiamo lanciare agli imprenditori in questo momento di cambiamento e di opportunità.

Alessandra Lomonaco

Vuoi saperne di più sull’autrice di questo articolo? Non perderti la nostra intervista ad Alessandra Lomonaco.

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