Intervista ad Alessio Fattorini: tutto quello che c’è da sapere sulle community
Stai cercando qualche informazione sul web su come creare una community? Allora sei arrivato nel “posto giusto”. Abbiamo appena pubblicato questa intervista ad Alessio Fattorini, tra i Community Manager più apprezzati in Italia, proprio per entrare in dettaglio nel mondo delle cosiddette tribù digitali. Come si crea una community, specie in ottica aziendale, quali sono i vantaggi che può portare a un brand, cosa s’intende nello specifico con il concetto di “community” in ottica digitale ecc ecc.
Se vuoi imparare qualcosa sulla creazione di una community aziendale, i suggerimenti di un professionista del calibro di Alessio Fattorini saranno utilissimi per aiutarti a sviluppare meglio la comunità digitale.
- Ciao Alessio, benvenuto sul nostro blog. Iniziamo questa intervista con una tua breve presentazione. Puoi specificare ai nostri lettori, a quelli che magari ancora non ti conoscono, chi sei e di cosa ti occupi?
Sono un community addicted particolarmente attratto da tutto quello che aiuta e incentiva le persone a lavorare e collaborare insieme. Mi piace creare community e fare il catalizzatore di idee e persone. Sono in Nethesis da 15 anni e dopo un passato come Specialista dell’assistenza Nethesis e Product Manager, ora sono un Community Marketing Manager. Sono responsabile della comunicazione Nethesis e delle sue community, creo strategie di marketing e branding connettendo fra loro persone e aziende.
- Il tuo campo di azione riguarda la creazione di community. A questo punto, una domanda di base è d’obbligo: che cos’è una community?
Per me una community è un gruppo di persone che hanno uno scopo comune, si aiutano l’un l’altro e percepiscono un senso di appartenenza:
– scopo comune: un progetto, un’idea, una passione. Le persone devono costruire qualcosa insieme e muoversi nella medesima direzione. Un prodotto, uno sport, una visione del mondo, un gruppo di cucina, una tecnologia, una causa sociale. Serve una colla che li tenga insieme.
– aiutarsi l’un l’altro: non esiste community senza relazione tra i partecipanti. Ci deve essere conoscenza e aiuto reciproco. Questo fa la netta differenza con il pubblico di una conferenza, canale YouTube o qualsiasi altro social. Io vengo aiutato dagli altri e mi sento in dovere di farlo. Maggiori sono queste relazioni uno a uno, più forte è la community
– senso di appartenenza: è necessario che le persone si sentano parte di qualcosa di più grande, percepiscano una identità comune. Un logo, un nome. Come capire quando questo accade? Vi sono segnali chiari, scompaiono i voi e iniziano i noi. “La” community fa spazio a “la nostra” community. Viene coniato un nome per il gruppo come “NethServerians” o “Eroi Digitali”. Le persone indossano con orgoglio le t-shirt con il logo del gruppo.
- Da cosa nasce il tuo forte interesse verso il concetto stesso di community?
Nel 2014 in Nethesis volevamo creare un progetto Open Source e com’è nel nostro stile non avevamo intenzione di farlo da soli, ma chiedemmo alla community internazionali dei sysadmin di darci una mano. Io mi occupai di organizzare le persone che erano interessate al progetto, e fondare la community NethServer. Da lì mi sono accorto che le mie skills tecniche come sysadmin non bastavano ma dovevo cimentarmi in un ruolo completamente diverso, quello del community manager, che è una cosa a metà tra il project management, il marketing, la psicologia e la sociologia. Mettere insieme le persone, capire come possano collaborare tra di loro per creare qualcosa di nuovo e innovativo… mi ha sempre affascinato. Questo tema negli anni mi ha appassionato sempre di più, ho fatto tanta divulgazione su questa che definisco quasi “un’arte”, ho creato eventi e nuove community.. fino farlo diventare il mio lavoro.
- A questo punto occorre andare un po’ nel pratico. Puoi dare ai nostri lettori qualche suggerimento su come creare una community partendo da zero?
Bisogna partire da cose semplici ma ben focalizzate.
- Cerca di capire bene qual’è il tema intorno a cui voglio fondare la community. Il cibo, il software, la comunicazione. Più di nicchia è meglio è, cosi eviti doppioni.
- Individua le persone che dovrebbero partecipare. Chi sono? Perchè dovrebbe interessargli questo tema?
- Decidi cosa faremo insieme. Discutiamo? Condividiamo informazioni? Oppure co-creiamo qualcosa: un evento, un prodotto, un’iniziativa?
- Parti in piccolo, con poche persone. Senza aver fretta di crescere.
- Crea fin da subito un rapporto personale con loro. Nel piccolo è tutto più semplice. Saranno loro il motore di quello che verrà dopo.
- Testa una serie di contenuti per tenere coinvolta la community. Discussioni, video, articoli, webinar, videoconferenze. Se funziona, raddoppia l’impegno.
- Definisci un calendario di attività da fare o da far fare. La community è fondata sulla ripetizione e sui riti.
Parti e cresci piano piano.
- Quali sono i vantaggi che un’azienda può avere dalla creazione di una community che “gravita” intorno al brand?
Sono molteplici, può cambiare completamente il modo in cui ti relazioni con i tuoi clienti, ti permette di conoscerli meglio (molto meglio di qualsiasi focus Group). In più il cliente a questo punto non beneficia solo dei tuoi prodotti/servizi ma anche di tutto quello che viene fuori dalla community: relazioni con altri clienti, idee per migliorare la loro vita personale/lavorativa, informazioni, risorse utili e perché no… anche sano divertimento! Inoltre i clienti possono essere una fucina di idee e punti di vista completamente diversi dai tuoi. Una community ti aiuta a pensare e agire in maniera diversa, uscendo dalla torre d’avorio aziendale e dai soliti modus operandi che non ci permettono di evolvere. Se tu pensi che l’80% delle idee innovative generalmente vengono “fuori” dall’azienda puoi capire a che cosa possa servire una community.
- In che modo un’azienda deve cogliere i segnali della sua “tribù” per poter migliorare il proprio servizio?
Deve fermarsi e dialogare con loro, creare un ambiente sicuro dove la tribù possa riunirsi e parlare, co-creare i servizi e i prodotti con loro e non calarli dall’alto in basso. La community può diventare un bellissimo laboratorio a cielo aperto, ma bisogna uscire dalle pareti dell’azienda (che ci danno tanta sicurezza) e dialogare quotidianamente con i clienti, per cogliere spunti, ispirazioni e nuove idee.
- Cosa puoi dirci in merito al tuo lavoro come community manager per l’azienda Nethesis?
È un bellissimo lavoro, anche se molte aziende ancora non ne percepiscono il valore (viene accomunato spesso alla gestione delle pagine social) mentre invece può avere un impatto strategico molto importante per tutti i motivi che ti ho detto sopra. Nethesis ora si trova in mezzo a due community quella di NethServer (internazionale e composta da appassionati dell’Open Source) e quella degli Eroi Digitali composta da aziende dell’IT sparse su tutto il territorio italiano.. Per gli Eroi Digitali sto organizzando il nostro evento community annuale, e dopo tanta attesa (l’ultimo è stato nel 2019) possiamo finalmente ritrovarci e continuare a innovare insieme, nella bellissima cornice del PalaRiccione il 24 Giugno prossimo.
È un evento unico e come community manager posso confermare che è un avvenimento molto importante, dato che gran parte del mio lavoro si svolge nel digitale, per le community gli eventi dal vivo rafforzano le relazioni e danno grandissima energia per il futuro.
Ringraziamo Alessio Fattorini per la disponibilità e per aver condiviso con i nostri lettori alcune chicche sulla creazione di una community aziendale.