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Grafica web: quattro chiacchiere con il digital artist Massimo Nava

Chi si occupa di comunicazione visiva deve tener conto che, per ottenere buoni risultati, occorre prendere in considerazione sia gli aspetti tecnici che la parte creativa. Ecco perché abbiamo pensato fosse opportuno ospitare Massimo Nava, un professionista che si occupa da anni di social network e di grafica web.

Nel corso di questa chiacchierata con il nostro ospite abbiamo toccato diversi argomenti, nel tentativo di trovare un punto d’incontro tra le competenze tecniche e la creatività.

Un’intervista da non perdere.

  • Ciao Massimo, benvenuto sul blog di Keliweb. Iniziamo nel modo più classico possibile: come e quando hai iniziato a occuparti di informatica in ottica professionale?

Grazie del benvenuto e di questa opportunità a voi, prima di tutto La mia carriera ha inizio un’era fa, quando Social e Media digitali cui siamo abituati era davvero distante anni luce, in termini moderni ;-)

Ho iniziato a sviluppare la mia passione attraverso il mondo della grafica: dopo l’iniziazione su Amiga 500 e, a seguire, sui primi PC (i mitici “Pentium”) ho sviluppato un amore viscerale per l’informatica e dopo un paio di anni della classica gavetta, nel ’98 o giù di lì ho iniziato a prendere sul serio quella passione fino alla prima partita iva tutta mia del 2001, se ben ricordo. Una vita da freelance, potremmo dire così. Racconto spesso quanto la scelta di acquistare la mia prima licenza completa Adobe (che conteneva anche il vetusto “GoLive!”) e poi Macromedia, prima di essere assorbita dalla casa di Photoshop.

Tanto lavoro, massima dedizione e tanta formazione convenzionale e non, a stretto contatto con “internet” fin dai cd-rom a pagamento di Telecom Italia e, soprattutto, l’obiettivo di saperne sempre di più di quell’affascinante e straordinario mondo (che passava anche attraverso Mirc, ICQ, TalkTalk, C6, Azzurra, Napster e… le Gif animate come sfondi dei siti web :D).

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  • Prima di entrare nel merito delle tue competenze “artistiche”, prendiamo in considerazione un altro aspetto della tua formazione personale, ovvero la figura di Social Expert. Come pensi si svilupperanno i social network nel prossimo futuro?

Bella domanda. Di frequente sottolineo quanto l’intero universo dei Social Media sia “una novità” nella storia dell’umanità; allo stesso modo, ogni sua evoluzione ed espansione è, a sua volta, uno scenario tutto nuovo e inesplorato per chiunque. Immagino dunque, per il futuro a medio termine almeno due o tre fasi consequenziali, se non addirittura sovrapposte.

In sintesi posso agglomerarle in un concetto “Evoluzione della percezione dei canali”. Addetti ai lavori a parte, il pubblico (l’utente comune) ignora tutto ciò che significa “social”, nel bene e nel male. La fenomenologia ricorrente è vastissima e dimostra l’impreparazione e la superficialità della massa: non solo bullismo digitale, ma campagne d’odio, analfabetismo funzionale, fake news e furto della proprietà intellettuale sono all’ordine del giorno.

Sono in aumento, però, quelle reazioni istituzionali e/o da parte del pubblico, tese a contrastare la manipolazione sistematica del pubblico o la cattiva condotta all’interno delle piattaforme. Ci vorrà tempo, è inevitabile quanto necessario.

Successivamente scatterà l’annosa questione legata alla “riconoscibilità” dei profili: per evitare che le “fabbriche di troll” oppure gli haters di ogni categoria proliferino si reclamerà con superficialità e troppa fretta l’associazione diretta utente-identità reale, con tutte le conseguenze del caso. Non si tratta di una previsione distopica ma una semplice addizione di elementi tra la natura dei social media (ovvero aziende protese al profitto) e le entità territoriali che da sempre dimostrano una spiccata, precisa volontà di controllo e censura delle masse. Dalla Cina allo scandalo Cambridge Analytics i casi studio sono innumerevoli per un rischio palese, comunque fisiologico per l’intero ecosistema digitale planetario.

  • È possibile dire che i social rendono ormai inutili i siti internet (pensiamo alle pagine aziendali Facebook), oppure quest’ultimi possono dare qualcosa in più che i social non possono ancora replicare?

Il Web dapprima, i social media in seguito, hanno entrambi un elemento in comune: l’identità (degli utenti, dei professionisti, di marchi e aziende). L’uno senza l’altro possono certamente sopravvivere (io stesso ne sono la prova: da 3 o 4 anni non ho un mio “sito” canonico. Eppure esisto online, tra una piattaforma e l’altra). Semmai la nostra attenzione va rivolta ad un concetto chiave essenziale: un sito web può essere casa nostra e ciò che accade al suo interno possiamo deciderlo e gestirlo in autonomia.

Le piattaforme social sono invece una “proprietà aziendale” di terze parti; siamo ospiti temporanei al loro interno e ne dobbiamo accettare vincoli, regole e decisioni. Ergo, per farla breve: io consiglio di crearsi una propria “casa” (un sito web personale) ed usare i Social Media per ciò che sono: piattaforme di condivisione, dibattito e confronto, volano di un’identità le cui forti radici devono assestarsi necessariamente altrove.

  • Passiamo ora alla sfera creativa che ti contraddistingue. Innanzitutto, chi è e cosa fa un Digital Artist?

L’etichetta “Digital Artist” è oggi un “contenitore” di competenze, caratteristiche e stili assai diversi, cresciute insieme con tendenze e abitudini. Essenzialmente il DA è un comunicatore visivo (a.k.a. designer o oppure un artista, in senso stretto) che sfrutta il connubio tra il “vecchio” e il “nuovo”.

Ovvero abilità e creatività personali che si mescolano ad un approccio con il mondo digitale attraverso combinazioni infinite. Nuovi linguaggi, nuovi formati, nuovi strumenti, maggiore potenza di calcolo.La somma dei due mondi, insomma, a generare infinite combinazioni dal potenziale in continua crescita, a vantaggio di vecchie e nuove professioni: necessario osservare, comprendere e poi adattarsi.

  • Parlaci del tuo progetto Artlandis Webinar, come nasce, in cosa consiste di preciso e perché lo consigli agli utenti?!?

Come raccontato in passato il mio “Artlandis’webinar” è un progetto nato un tassello alla volta a fine 2011: pura e semplice condivisione della conoscenza, gratuita e aperta, ispirato alla natura stessa del Web e dei Social Media. La sua essenza è traducibile nel mio leit motiv preferito: si cresce insieme, o non si cresce. Si sviluppa in tutti i modi ed i canali immaginabili per l’e-Learning evoluto cui siamo abituati: video, live, pod-cast, piattaforma, sharing, direct, wiki, forum e così via.

Con qualche spunto a volte nuovo, a volte non-convenzionale, senza mai dimenticare il mondo reale, con gli appuntamenti dal vivo, ogni volta sia possibile organizzarne uno.

  • Volendo quantificare, quanto pensi conti la formazione professionale per poter fare un buon lavoro sia sul web che nelle arti visive?

La formazione professionale è conoscenza. La conoscenza è una necessità, senza la quale si è solo apprendisti di passaggio. Sia chiaro: l’auto-formazione è oggi concretamente possibile, eccome. È bene specificare però che solo una piccola percentuale riesce nell’intento di formarsi da solo (senza frequentare percorsi adeguati).

Il resto, frotte di “professionisti” inclusi, ritiene di possedere il livello adeguato di formazione. Gli indicatori diffusi, però, dimostrano una realtà incarnata ben diversa, tradotta in una piaga che danneggia tutti, su ogni fronte: il pressapochismo (altrimenti detto: superficialità del mercenario). A buon intenditor…

  • Una domanda per quel che riguarda la grafica web. Quali possono essere quelle direzioni artistiche digitali, ora impensate, che potrebbero diventare trendy nel prossimo futuro? Giochiamo a fare gli indovini :-)

La mia risposta conserva il frutto della quotidianità di tutti noi: INTERAZIONE (perpetua).Un’etichetta che uso spesso, evocativa nella forma, intrigante nella sostanza.

Quale che sia l’evoluzione delle piattaforme, degli strumenti o della potenza di calcolo ormai è chiaro quanto ogni realizzazione, ogni approccio espressivo o canale/contenitore debba soddisfare il criterio definito e consentire allo “spettatore” di poter interagire con ciò che osserva, divenendo, de-facto, non più spettatore ma anche partecipante (se non “attore” o “co-protagonista”) di una dinamica trans-mediale in linea con una quotidianità che si nutre di scelte veloci e continue, istante dopo istante.

  • Scelta dei colori da inserire nelle pagine di un sito web, possono fare davvero la differenza anche per quel che riguarda l’aspetto delle vendite online? In che modo incidono i colori dal punto di vista psicologico?

La scelta dei colori è uno dei momenti chiave per ogni produzione. Trattata con superficialità da alcuni o scansata frettolosamente da chi non ne comprende l’intima radice legata alla “percezione visiva” (dunque alla capacità del nostro cervello di “interpretare” la scena) la scelta è il momento in cui il “progetto” (grafico, strategico, visivo, eccetera) assume una sua identità e comunica (ovvero trasmette) parametri e indicazioni che possono risuonare dentro e verso lo spettatore che ne diventa partecipe, completando lo scopo e soddisfacendo forse l’intento desiderato.

Il monito assoluto (ben noto ai veri professionisti) consiste nel dover considerare la scelta dei colori come parte di un insieme di elementi, gerarchie e considerazioni che sono la base della Comunicazione Visiva, evitandone la facile banalizzazione tipica dei social media, ove sembrerebbe bastare un’infografica sui colori per ridurre milioni di sfumature in una decina di associazioni arbitrarie e confuse ;).

Nota a margine: l’uso dei colori è oggi ancor più determinante se si considera quanto ogni messaggio si serva di supporti digitali, cioè di schermi che rilanciano immagini e contenuti. Linee, tonalità, luminosità e regolazioni cui si aggiungono le dinamiche di schermi, spazi e rapidità che tutti noi esprimiamo con un meravigliosamente possibile “Adesso” (Now).

  • Quali sono gli strumento che ogni grafico/web designer dovrebbe sempre utilizzare per fare un buon lavoro?

La mia risposta non può che essere la solita: il Pensiero, prima dell’azione. Sempre e comunque. Ragionare, per tutto il tempo necessario, prima di tutto.

Quanto agli strumenti in senso tecnico, chiudo con una citazione cinematografica (cui associare adeguati versi e livelli di lettura): Quello che hai è quello che hai. Quello che fai con quello che hai è molto più interessante. (City of Ember).

Ringraziamo Massimo Nava per la sua disponibilità e per questa chiacchierata ricca di contenuti interessanti, specie per chi si occupa di social e di grafica web.

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