Marketing

Quattro chiacchiere con la brand journalist Cristina Maccarrone

Copywriting, Social Media e Community: uno sguardo a 360° del panorama digitale

Quando si pensa alla figura del giornalista, si immagina sempre qualcuno chino sulla propria macchina da scrivere, chiuso nel suo ufficio alla ricerca dell’articolo perfetto da scrivere. Con il trascorrere degli anni, questa figura non è sfuggita alla grande evoluzione che sta cambiando radicalmente ogni aspetto della vita professionale. Il giornalista classico diventa quindi uno specialista delle piattaforme digitali, un individuo in grado sì di scrivere ma anche di saper utilizzare le parole per orientare il pensiero di un determinato target.

Si parla dunque di brand journalist, ovvero di una sorta di giornalista 2.0 che si occupa della comunicazione dei diversi Brand. Una figura definita a metà strada tra il Content Writer e lo Storyteller, in grado di veicolare parole e significati per obiettivi ben precisi.

Cristina Maccarrone è la perfetta rappresentazione di questa nuova figura di giornalista di epoca digitale, e non solo. La nostra ospite è una Content/Community Manager in grado di districarsi in un’ampissima varietà di settori. Una specialista del web che può insegnare tanto a chi si affaccia a questo tipo di realtà professionale.

  • Ciao Cristina, benvenuta sul nostro blog. Prima di cominciare con le domande, che ne dici di farci un resoconto della tua formazione professionale?

Ciao e grazie di avermi ospitata in questo spazio! Ne sono molto lusingata.

La mia formazione professionale si può riassumere credo così: liceo classico e università, laurea in Lettere con lo scopo di fare la giornalista (l’ho deciso in terza media), poi un master universitario di II livello in Formazione e Media a Roma Tre e tantissimi corsi negli anni successivi. L’ultimo? Il mese scorso su Google Data Studio.

Formarmi e aggiornarmi di continuo è fondamentale per il lavoro che faccio, ma anche per avere sempre tanti stimoli e conoscere gente.

  • Dando un’occhiata al tuo curriculum balza subito all’occhio la tua incredibile adattabilità a diversi settori. Come riesci a garantire il medesimo livello qualitativo per ambiti così disparati?

Intanto, spero di riuscirci! A parte tutto, sono spesso in affanno perché nel lavoro sono molto scrupolosa. Non riesco a mandare un articolo a un giornale che non sia curato e verificato. A volte entro anche in crisi perché vorrei che ogni cosa che faccio riuscisse al meglio e magari in quel momento non ne ho le energie per farlo.

Lavoro molto, ma cerco anche di ritagliarmi gli spazi per stare con gli altri, andare in bici e fare yoga. Questo mi aiuta ad avere la qualità: staccare. E poi ho tante persone vicine e vari network da cui traggo linfa e giovamento, tra questi il network di Freelance Network così come quello di Milano Weekend. Oltre alle mie colleghe di 6sicuro con cui ho una chat su WhatApp attiva. Per non parlare dei vari gruppi Telegram cui sono iscritta.

  • Tra le tue tante mansioni e collaborazioni, sei anche docente per Cfp Bauer. Puoi parlarci di questo progetto?

Certo, questa si tratta di una prima esperienza. Sono stata contattata per fare la docente di social media e content in una scuola di fotografia all’interno del corso Fotografia e Nuovi Media, esperienza non facile ma bella e io stessa ho imparato tanto. Riguardo al mondo della fotografia ma non solo.

  • Dal tuo ruolo di docente, quali pensi siano le più grandi difficoltà che i giovani professionisti incontrano all’interno del markerting digitale?

Credo che una difficoltà grande sia quella di non essere presi sul serio. Spesso si chiede esperienza a chi ha iniziato da poco, senza capire che bisogna dare la possibilità a chi è più giovane di potersi formare sul campo.

Di contro, dalla mia esperienza di docente, posso dire di avere visto due tipi di giovani, estremizzando al massimo: chi si aspetta di trovare subito lavoro, senza impegnarsi tanto e senza capire quanto un corso può servire anche e soprattutto dal punto di vista professionale e chi invece è brillante, intelligente e non ha niente da invidiare a chi ha esperienza, se non forse – per l’appunto – l’esperienza.

Quanto ai primi, mi dispiace che invece ci sia una tendenza eccessiva a lamentarsi pensando sempre a quanto si impara nell’immediato, senza capire che tante cose “arrivano dopo”.

  • Parlando di Social Media Marketing (in particolar modo di Facebook), volevo chiederti: c’è ancora una speranza per i marketer di ottenere qualche buon risultato senza dover investire in campagne pubblicitarie?

Secondo me sì. Certo, Facebook sta esagerando: ha “affossato” le pagine, privilegia i contenuti delle persone “vicine a noi” e così finisce che i feed della home sono spesso monotoni e si resta sempre all’interno delle stesse cerchie, quando il bello dei social sono la varietà e il potersi confrontare con persone di ogni tipo.

In più, non è mai stato gratis: essere su Facebook vuol dire indubbiamente investire dei soldi in campagne pubblicitarie. Ogni tanto va fatto. Ma anche un ottimo piano editoriale con calendario annesso, contenuti informativi coinvolgenti che non si limitano a vendere prodotti, ma a dare valore, oltre a rubriche possono dare il loro contributo a far crescere una pagina.

Secondo me la ricetta giusta per una pagina combina questi 2 elementi. Inoltre, è fondamentale coinvolgere i dipendenti di un’azienda, sono loro i migliori brand ambassador.

  • Non solo social, sei anche una giornalista che ha collaborato in diversi progetti. Quale pensi siano le peculiarità di un articolo ben fatto in ottica aziendale? In soldoni, che caratteristiche deve avere un testo per portare a casa visite e conversioni?

Indubbiamente, deve essere scritto bene, ma sopratutto ogni cosa deve essere prima verificata. Un buon articolo è, a mio avviso, il frutto di ricerche fatte sia sul campo che non, di verifiche con esperti, di opinioni che sono sì argomentate ma mai preponderanti.

E conta molto il poterlo scrivere in modo che il lettore sia invogliato a leggerlo già mentre lo guarda. Ormai la gente legge poco e, prima di avvicinarsi a un testo, lo scansiona con gli occhi. Ecco perché i grassetti al posto giusto, i titoli H2, plugin come il table of content (se si usa WordPress), stili particolari, citazioni ecc… aiutano a renderlo un’esperienza più fruibile per l’utente.

Un ruolo importante hanno le immagini, eventuali contenuti di approfondimento e uno stile che privilegi semplicità e chiarezza, senza scadere nel semplicismo. Ultimo, ma non da meno, è fondamentale al giorno d’oggi scrivere per rispondere alle intenzioni di ricerca degli utenti.

  • Sei anche una Community Manager, perciò puoi definire il ruolo delle community all’interno della comunicazione aziendale. Cosa possono dare le community a un Brand che vuole “sfondare” sul web?

Sono stata community manager, ora lo sono un po’ meno, ma ho lavorato molto per le community b2b.

Una community a un brand può dare tanto: utenti che sono legati all’azienda, che hanno voglia di migliorarla, che si riconoscono in essa e che si fidano.

Intercettarli, premiarli, riconoscerli, valorizzarli porta non solo visite, ma un passaparola efficace e aiuta a creare un ottimo corporate branding.

  • Quali sono i tuoi progetti professionali futuri?

Aprire il mio blog che è in dirittura d’arrivo. Si chiama www.jobtelling.it e parlerà di mondo del lavoro. Per questo ringrazio Elisa Boschetti, la “mia” grafica e Luisa Fassino, web designer, che ha una pazienza immane. Pensa che ho conosciuta la seconda a un evento di formazione: “Da zero a SEO” a Bologna.

E poi scrivere sempre di più, fare la docente, formarmi e magari, finalmente, riuscire a scrivere bene e in ottica SEO anche in inglese. Sono così pignola che se non raggiungo il livello dell’italiano neanche ci provo… Chissà…

Un grande ringraziamento a Cristina Maccarrone per aver condiviso con noi e con i nostri lettori alcuni ingredienti per il successo in ottica digitale. Del resto, chi meglio di una docente può dare una mano in tal senso?!?

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