Marketing

Intervista a Marco Bove, analisi dettagliata sull’attività SEO

Grande professionista e persona simpaticissima che abbiamo avuto il piacere di conoscere all’ultimo Search Marketing Connect

Quando si parla di SEO bisogna tenere ben presente che si tratta di un ambito estremamente delicato, in cui l’errore è dietro l’angolo in ogni momento. Bisogna prestare la massima attenzione, perché uno sbaglio potrebbe compromettere un’intera strategia di ottimizzazione, mandando così in fumo mesi e mesi di lavoro. Sono tanti gli errori che possono essere commessi, ed è proprio per questo che abbiamo deciso di parlarne con uno dei migliori specialisti in circolazione: Marco Bove.

Grande professionista e persona simpaticissima che abbiamo avuto il piacere di conoscere all’ultimo Search Marketing Connect, Marco è co-founder e amministratore di Im Evolution, agenzia specializzata in Search Marketing, SEO e Google Adwords.

  • Buongiorno Marco, benvenuto sul nostro blog. È un grande piacere averti come ospite. Iniziamo subito dalla più classica delle introduzioni, dicci come hai cominciato a occuparti di web e soprattutto perché?!

Ciao Vincenzo grazie per l’invito :-)

Ho cominciato verso la fine del 1999 inizi 2000, quando lavoravo come sistemista in un’azienda di consulenza informatica di Firenze e mi venne chiesto di realizzare il loro sito internet (con FrontPage :-) ), e siccome uno dei miei capi era molto avanti mi chiesero anche di fare SEO.

Poi dopo 2 anni, grazie anche a mio fratello Luca, che è stato la figura con cui mi sono sempre confrontato, ho abbandonato la sistemistica e mi sono dedicato completamente alla SEO.

  • Sei uno degli specialisti SEO più apprezzati in ambito nazionale. Qual è il segreto per arrivare a un livello così alto?

Sicuramente bisogna conoscere come funzionano tecnicamente i motori di ricerca, aggiornarsi, ma quello che conta di più è avere esperienza e saper analizzare i dati: in 16 anni di lavoro ho gestito tantissimi progetti SEO in tutti gli ambiti, sia per conto dei clienti (per cui ho lavorato sempre in modo pulito), sia su progetti personali, dove ho potuto testare le più svariate tecniche, anche quelle più borderline.

E da ogni progetto è uscita fuori esperienza.

Poi oltre alle competenze tecniche, bisogna comprendere anche il marketing. La tecnologia da sola non serve a nulla se non ha un obiettivo.

Quindi capire qual è il piano di marketing dell’azienda, comprendere come si muove il cliente tipo e poi integrare di conseguenza le attività di Search Marketing.

La tecnologia va messa a disposizione di queste tattiche promozionali.

  • Cosa puoi dirci della tua partecipazione al Search Marketing Connect?

Che è un evento irrinunciabile, chi mi conosce sa che non sono amante degli eventi SEO però con SMC c’è un legame affettivo, ci partecipo dalla prima edizione, quando ancora si chiamava Convegno GT: qui ho conosciuto i migliori SEO, molti dei quali sono carissimi amici.

Poi è un modo per confrontarsi con specialisti molto in gamba e avere ottimi spunti per il proprio lavoro.

  • Tra le tue tante competenze, ho trovato di particolare interesse la tua specializzazione nell’analisi di mercato. Proprio per questo ti chiedo: come analizzare i diretti competitor?

Senza una buona analisi di mercato (che deve includere obbligatoriamente un’attenta analisi del target di riferimento), non ha senso fare attività SEO, si rischia di fare azioni costose (per il cliente) senza ottenere nessun beneficio.

Se prima non conosciamo cosa fanno e come si muovono online i nostri potenziali utenti, non riusciremo mai ad elaborare una buona strategia.

Capito questo possiamo passare a capire come si muovono i competitors e cosa fanno, per cercare di superarli.
Inoltre bisogna anche capire come collocare il Search Marketing all’interno delle varie attività di marketing già in essere.

L’attività SEO non è un’isola e tranne rari casi non può rimanere da sola. È fondamentale integrarla con tutto il resto, poiché l’utente ha a disposizione un sacco di punti per entrare in contatto con le aziende.

  • Quali sono gli strumenti da utilizzare per monitorare i “movimenti” della concorrenza?

Piccola premessa, gli strumenti vanno usati (con cognizione di causa) e non bisogna farsi usare dagli strumenti :-)
In azienda usiamo SeoZoom, SemRush e SimilarWeb, anche se personalmente mi fido solo di me stesso , quindi in parte faccio manualmente, per controllare risultato per risultato, cercando di capire il motivo di alcuni movimenti e risultati.

  • Un sito aziendale viene strutturato al meglio, seguendo tutte le regole della web usability e con contenuti adatti ma il tasso di conversione è basso. Come cambiare questa situazione?

Questo è un problema che mi trovo ad affrontare spesso: la prima cosa da capire è se gli utenti che arrivano sul sito sono in target, se arrivano sulla giusta pagina (spesso mi capita di lavorare su E-commerce dove l’area blog ha cannibalizzato l’area shop, quindi gli utenti che cercano con intento Transazionale (quindi di acquisto) atterrano sull’articolo del blog che spiega il prodotto… ovviamente avrà molta difficoltà nell’acquisto.

Altro problema è la velocità del sito: in alcuni casi le pagine sono così lente nel caricamento che l’utente scappa prima di aver compiuto una qualsiasi azione.

Se invece il target e le pagine di atterraggio vanno bene, bisogna capire come navigano gli utenti sul sito, se trovano difficoltà, se c’è qualche blocco e in questo caso ci vengono in aiuto strumenti come Crazy Egg e Hotjar, che registrano i movimenti degli utenti sulle pagine del sito.

  • Uno dei problemi che potrebbe frenare il successo di un sito è l’inadeguatezza dei contenuti inseriti nelle varie pagine. Puoi dare qualche saggio consiglio su come creare contenuti efficaci, utilizzando le keywords più importanti?

I contenuti che vanno creati dipendono dall’obiettivo che ci prefiggiamo di ottenere: c’è tantissima differenza tra un testo che deve essere scritto per una scheda prodotto o una categoria di prodotti e un testo che va sul blog, quindi informativo.

Comunque sì, alla base ci deve essere una ricerca degli argomenti cercati dagli utenti (un’evoluzione della vecchia ricerca di parole chiave) fatta in modo approfondita, in modo da creare contenuti utili che si adattino alle intenzioni espresse con le frasi digitate sulla tastiera, o sempre più spesso “parlate”.

Quindi creare contenuti “utili”, che rispondano nel testo a tutti quelli che possono essere i dubbi nel potenziale lettore, e che permettano di raggiungere l’obiettivo che si era posto.

  • È stata messa in piedi una strategia SEO che ha portato a una penalizzazione da parte di Google. Cosa si può fare per uscire da questa situazione (e soprattutto per evitarla)?

Premetto che chiamare strategia un’attività che porta ad una penalizzazione SEO è sbagliato. Se c’è una vera strategia non si corrono rischi, la differenza tra un buon SEO e un SEO “fuffarolo” è tutta qui.

Per uscire da una penalizzazione bisogna capirne prima la causa (link innaturali, contenuti scarsi, spam, ect) e poi con pazienza andare pian pianino a risolvere, tenendo sempre presente che ci sono penalizzazioni così gravi che non possono essere risolte o che hanno bisogno di moltissimo tempo (con un grosso investimento) per essere risolte.

  • Quanto conta un servizio hosting veloce ai fini del posizionamento sul motore di ricerca?

Qui sappiamo tutti quanto Google stia spingendo in questa direzione, ma io più che al motore di ricerca, che è un mezzo, sposterei l’attenzione sull’utente, che è colui che ci dà i soldi, che compra i nostri prodotti o i nostri servizi.

Se l’utente che arriva sul nostro sito ci mette 1 minuto ad aprire una pagina per scegliere un prodotto, avrà un’esperienza pessima e probabilmente scapperà; se invece ci mette pochissimi secondi è tutta un’altra storia..

Poi ovviamente come tutti gli ultimi studi dimostrano, le azioni che compiono gli utenti sui siti (click sulle SERP, rimbalzo, ect) stanno diventando sempre più un metro di valutazione di Google per capire quanto un sito sia utile o meno con effetti anche sul posizionamento del sito stesso.

  • Domanda a bruciapelo: ottenere backlink di qualità, l’aspetto più importante per l’indicizzazione o pratica sopravvalutata?

I backlink rimangono un fattore importantissimo per il posizionamento, soprattutto quando si opera in settori ad altissima concorrenza, dove la sola SEO OnPage non basta.

Ovviamente non è l’unico fattore, ci sono altri aspetti da valutare prima, come la struttura di navigazione del sito, il linking interno, l’usabilità.

  • Un consiglio da parte tua rivolto a chi vuole addentrarsi nel settore chiamato SEO.

Studiare: l’offerta formativa in tal senso è numerosissima; seguire alcuni blog italiani ma anche esteri sul tema, testare su progetti personali (magari un blog) e sbagliare :-) , sporcarsi le mani è fondamentale.

Uno dei modi più importanti è fare esperienza con le affiliazioni.

Hai degli obiettivi chiari e un mondo molto competitivo, quale migliore palestra?

Solo così si può imparare… poi se lo si vuol fare come lavoro, sicuramente l’esperienza in un’agenzia di web marketing sarà utilissima, sia come esperienza di lavoro sia perché permette il confronto con colleghi.

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Un grande ringraziamento da parte nostra a Marco Bove, un professionista che fa dell’umiltà uno dei suoi punti di forza oltre all’eccezionale competenza.

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