Roberto Buzzatti, il Social Media Manager che ha conquistato Briatore
Una storia che ha dell’incredibile a primo impatto ma che, in realtà, sottolinea perfettamente le enormi potenzialità dei Social Media. L’ospite di questa settimana è Roberto Buzzatti, un Social Media Manager che è stato in grado di imporsi nel mondo dei cosiddetti vip, arrivando a conquistare l’attenzione di Flavio Briatore.
Un sogno segreto, quello di conoscere il grande manager, che con un sapiente utilizzo dei social (in particolare Twitter) è diventato realtà. Ora Roberto Buzzatti è uno specialista che si occupa di diversi progetti molto ambiziosi, arrivando a posizionarsi nel top 2% del ranking mondiale di Twitter.
L’obiettivo di questa intervista è di gettare uno sguardo nel “dietro le quinte” dello scintillante mondo dei grandi Brand, aiutati nella loro crescita proprio dal lavoro svolto da gente come Roberto.
- Ciao Roberto, benvenuto sul blog di Keliweb. Prima di iniziare con le domande, fai per i nostri lettori una sorta di sintesi sulla tua formazione professionale. Insomma, dicci in due parole chi sei.
Ciao a te Vincenzo e grazie per l’ospitata. Ti prendo alla lettera e, in due parole rispondo: “Comunicatore Digitale”.
La mia formazione per così dire istituzionale è finanziaria poiché ho trascorso molti anni lavorando per una banca e ho conseguito il Banking&Financial diploma di ABI Formazione oltre alla certificazione European Fundation Certificate in Banking.
Tanti inglesismi per dire semplicemente che in ambito bancario me la cavavo abbastanza bene. In precedenza, sono stato co-fondatore e Direttore Generale di MobileTrend Srl, start-up nata in piena new economy con la quale sviluppavamo applicativi per il mondo del mobile. Infine, poiché amante del mondo dell’aviazione, mi sono dedicato al brokeraggio di voli su jet privati attraverso un’agenzia estera in qualità di vice presidente.
- A differenza di tanti specialisti di quel grande settore che chiamiamo marketing digitale, tu non hai iniziato tanto per gioco. Sei partito già con l’idea di conquistare un obiettivo ben preciso. Si tratta di un tuo tratto caratteriale o credevi fortemente nel settore digitale?
Entrambe le cose.
Per indole non so affrontare un percorso senza avere piena convinzione e consapevolezza di poterlo portare a termine ed è così sia nella vita che nel lavoro. Quanto al settore digitale ritengo sia impossibile, oggi, tenerlo distante dall’attività lavorativa sia in termini di strumento che di opportunità. Ecco perché cavalco l’onda e, in qualche modo, evangelizzo pure tra le aziende e gli imprenditori.
- Sei un imprenditore che ha ottenuto grandissimi risultati, come per esempio il lavoro per il Gruppo Billionaire Life. Cosa si prova ad avere a che fare con personaggi della levatura di Flavio Briatore?
Qualche risultato davvero importante l’ho raggiunto, è vero, ma c’è ancora tantissimo da fare: certamente lavorare per il Gruppo Billionaire Life è uno di questi, ma lo vedo come punto di partenza e non di arrivo.
Lavorare con aziende come la loro è un’esperienza molto formativa: entri in contatto con persone dalla preparazione, il talento e il carisma impressionanti e impari a gestire diversamente priorità e urgenze scoprendo ben presto che… tutto è prioritario e urgente. Credimi se ti dico che lavorando con loro ho smesso di distinguere il giorno dalla notte e alle volte, al risveglio, mi domando se sono al Twiga di Monte-Carlo oppure nella spiaggia privata del Billionaire Resort a Malindi. No, non sono impazzito: questo succede se lavori in “immersione totale” come faccio io.
- Il tuo obiettivo è sempre stato, fin dal tuo approdo su Twitter, lavorare per Briatore. Perché proprio lui? Vedi nella figura del più noto imprenditore italiano un qualcosa di più in merito all’aspetto comunicativo?
Certo che sì. La comunicazione è indubbiamente un tratto distintivo di Flavio Briatore, ma non certamente l’unico.
Impossibile non riconoscergli la capacità di trattare ogni business con lo stesso pragmatico approccio.
Ricordo bene quando dichiarò che “La Formula Uno non è uno sport. E’ soltanto un business” e vinse in pochi anni 7 titoli mondiali.
Ecco, questo è il suo pragmatismo. E’ vero, ho sempre desiderato lavorare per lui e non ho mai pensato che sarebbe stato impossibile ma difficile si, e pure molto.
Mi sono dovuto inventare una strategia, metterla in atto e perseverare al punto di farla diventare una sorta di ossessione: operavo (e lo faccio tutt’ora) nell’ordine di idee che “nulla è impossibile”.
- Come hai fatto ad attirare l’attenzione di un personaggio tanto noto?
Credo sia più l’atteggiamento che ho assunto che non quello che ho fatto. Non ho mai creduto che fosse impossibile, e ho scelto di fare qualcosa per lui piuttosto che chiedergli un posto di lavoro inviando un curriculum. Ecco tutto.
A partire da questa convinzione ho cominciato un lavoro certosino di raccolta di informazioni, verifica e pubblicazione sul mio profilo Twitter (dedicato a Briatore dal 2014) trovando col tempo un po’ della sua attenzione che significa in buona sostanza avere tanti tanti retwitt e trovarmi in seguito ad essere uno dei 500 profili che segue sul social dell’uccellino.
Puoi facilmente immaginare cosa voglia dire, in termini di acquisition di followers e quindi di conseguente influenza, vedere il tuo nome rimbalzato decine e decine di volte sul suo profilo personale. Giornalisti, imprenditori, politici, celebrità: mi sono trovato a rivalutare ogni tweet in funzione di chi avrebbe potuto leggerlo e come avrebbe potuto utilizzarlo.
Di fatto una vera e propria responsabilità che mi ha fatto crescere molto e che mi ha consentito di avvicinare il mondo che tanto avevo sognato approfittando di ogni singolo momento per imparare qualcosa di nuovo. E credimi se ti dico che a distanza di tanto tempo, la mia crescita professionale è ancora costante.
- Quali sono i punti fermi di una strategia di comunicazione di brand famosi come quelli che gestisci tu? Quali sono, secondo il tuo parere di esperto, le differenze dal punto di vista del lavoro rispetto a un piccolo progetto?
Strategia, piano editoriale, qualità dei contenuti e orari di pubblicazione sono elementi fondamentali. Ma il vero elemento indispensabile è il concetto di “focus on brand”, ossia l’importanza di porre sempre il brand che promuovi perfettamente al centro. Al centro del messaggio, dell’immagine, della call to action.
Quanto a differenza nella gestione di grandi o piccoli progetti, il web è democratico e offre pari opportunità, quindi non ne vedo. Affronta il tuo progetto con la piena convinzione che sarà un successo: se vai a caccia di Moby Dick, porta con te la salsa tartara.
- Qual è il segreto per diventare un professionista tanto affermato all’interno del proprio settore? Si tratta davvero solo di una questione di volontà o, come penso io, c’è ben altro?
Nella ricetta metto al primo posto una volontà di ferro che non può mancare se si intende costruire qualcosa partendo da zero sui social. E’ difficile, talvolta frustrante pensare di scrivere a una manciata di follower spesso senza alcun riscontro, specie se questo continua per mesi. Ma c’è anche un segreto che però non svelo, altrimenti… che segreto è?
- Non solo Briatore e il magico mondo del Billionaire, nel corso della tua esperienza professionale ti sei occupato anche di tanti altri Brand molto importanti. Sei arrivato addirittura a collaborare negli Stati Uniti con il Brand Stefano Versace Gelato dell’omonima Holding. Come sei riuscito a far crescere la tua Brand Reputation fino ad arrivare a queste grandi realtà?
Il segreto del mio successo, citando Cyril Northcote Parkinson, non è altro che la fortuna di aver incontrato le persone giuste al party giusto nel momento giusto. Faccio molta vita mondana e questo, credimi sulla parola, è stato davvero parte del mio risultato: essere social va bene, essere socievoli è meglio.
Gli USA per me rappresentano un mercato incredibile, completamente diverso da quello Europeo anche e soprattutto nel modo di comunicare: li serve un linguaggio molto più diretto e smart, pochi fronzoli e dritti al punto. E sempre “Focus on Brand”.
Con Stefano Versace, eclettico imprenditore e ora anche vero amico, il progetto in corso è molto ambizioso ma altrettanto realizzabile: partendo dalla base attuale di 31 gelaterie posizionate nei migliori Mall americani e con un fatturato di 9 milioni di dollari nel 2017, puntiamo a raggiungere, entro il 2021, quota 150 gelaterie con un fatturato stimato compreso tra 60 e 75 milioni di dollari. Il mio contributo riguarda sia la comunicazione digitale che la fornitura delle Fiat 500 trasformate in gelaterie mobili ormai famose in America con la firma “Stefano Versace Gelato”.
Ed ecco che torna il concetto di volontà di ferro, perché capirai bene quanta ne serva per superare i mille ostacoli che ti dividono dal risultato finale.
- Ho trovato davvero acuta e interessante una tua considerazione sui Social Media: “Il bello dei social è che ovunque tu sia puoi lavorare. Il brutto è che ovunque tu vada, loro ti trovano”. Quest’affermazione denota una sorta di amore-odio nei confronti della tua professione, o sono io che penso male?
Nessun odio, ci mancherebbe, ma sai… alle volte può capitare di trovarsi a un funerale, in ospedale… o in bagno.
E se prende il wifi (e stai tranquillo che prende) i social sono li con te anche in quel momento.
Lavorare come digital manager per Brand e profili ad alto impatto social è una missione, è come essere un Navy Seal, sempre pronto a intervenire. Suona il telefono e party! Scusa era un refuso, volevo dire “parti”.
- Nelle nostre precedenti chiacchierate, che hanno preceduto questa intervista, hai espresso anche un altro concetto che mi ha colpito. In pratica, hai detto che “ciò che deve emergere è il brand di cui ti occupi, e non chi lo gestisce dal lato dei social. Si ricordano i nomi dei politici eletti, non quelli di chi ne ha curato la campagna elettorale.” Da cosa nasce questa considerazione? Vedi i professionisti del settore capovolgere tale paradigma?
Focus on Brand, non smetterò mai di ripeterlo.
La considerazione nasce dal fatto che non troppo di rado mi viene chiesto per quali celebrità lavoro ed è del tutto evidente che se dicessi che gestisco i social del famoso calciatore super corteggiato “Pinco Pallino”, chi lo segue perderebbe un po’ del suo interesse per lui sapendo che il like al suo commento, la risposta che riceve e qualsiasi altra interazione potrebbe non provenire dal suo idolo ma un “socialmediacoso”. Ecco perché la riservatezza diventa importante: perché il mio lavoro si svolge dietro le linee e ad esclusivo favore dei profili che curo.
Ad ogni modo assicuro che quando seguite il vostro idolo sui social, che abbia il suo digital manager o meno, leggerà ogni commento e si divertirà a commentare e interagire. Solo che questo può avvenire con il contributo tecnico e strategico di un professionista.
- Siamo nel pieno di una rivoluzione portata dal settore digitale. Quanto pensi sia importante, per le aziende e le imprese, abbracciare finalmente l’idea di un approdo sul web?
Fondamentale. Approdare sul web e meglio ancora sui social network è già oggi indispensabile. Facci caso: non esiste Brand di successo che non abbia profili social strapieni di followers e non esistono profili con ampie basi di followers che non propongano beni o servizi ben posizionati nel mercato.
Presenza sul mercato e presenza social sono oggi due elementi inscindibili.
- Qualche parola sui tuoi progetti futuri?
Tanti ma mai troppi. Ho la fortuna di poter contare su un team di veri professionisti e creativi che mi consentono di spaziare con l’offerta in molti campi differenti: lusso, moda, celebrities in prima linea ma anche aziende di settori quali l’automotive, la grande distribuzione e studi professionali.
Tra i progetti anche quello di creare una vera e propria piattaforma che favorisca il cross marketing tra i miei clienti nella quale possano interagire e incrementare il proprio business.
Te lo spiego con un esempio: poniamo che tra i miei clienti ci siano un locale che offre servizi di lusso e un brand di automobili esclusive; i clienti delle due aziende sono i medesimi e per questo, incrociare i due profili pubblicando su quello del locale notizie dell’auto esclusiva e su quello delle auto dei post che promuovono il locale e i suoi servizi produrrà risultati positivi per entrambi.
Direi che abbiamo detto tutto ma permettimi di lasciarci con un complimento: te la cavi proprio bene con il SEO.
Sono certo che troveremo questa intervista ben posizionata sui motori di ricerca… ;)
Un grande ringraziamento da parte del nostro staff a Roberto Buzzatti, un professionista in grado di dimostrare come il duro lavoro possa dare risultati eccezionali apparentemente irragiungibili.