Intervista a Deborah Terrin, la travel blogger innamorata del Digital Marketing
La scrittura è il mezzo con la quale la mente può viaggiare, portando lo spirito ben oltre l’orizzonte che rappresenta il confine della materia. È in questo modo un po’ poetico che voglio introdurre l’intervista della settimana, una chiacchierata davvero interessante e ricca di contenuti fatta con Deborah Terrin.
Deborah è una travel blogger che ama viaggiare, raccontare le particolarità dei posti che visita. La scrittura per lei è molto più di una semplice passione. Non solo, la nostra ospite è anche una consulente di Digital Marketing.
Ecco perché l’abbiamo scelta, ecco perché abbiamo voluto parlare con lei.
- Ciao Deborah, benvenuta sul blog di Keliweb e grazie per aver accettato il nostro invito. Possiamo rompere il ghiaccio partendo dalla tua formazione: dicci chi sei e come hai iniziato a occuparti del tuo settore?
Ciao a tutti e grazie a te Vincenzo per avermi invitata a questa piacevole chiacchierata sul blog di Keliweb.
Arrivo dalla carta stampata, sono editor di turistica da una quindicina d’anni e mi occupo di consulenza editoriale da venti. Come molti colleghi del settore ho iniziato a interessarmi di scrittura e di comunicazione sul web diversi anni fa, quando anche per il mercato editoriale è diventato essenziale confrontarsi con nuovi canali di digitali e con nuovi market place.
Ho scelto fin da subito di frequentare corsi per capire come trasferire le mie competenze nate e cresciute all’ombra della carta stampata e per convertire così la mia professionalità anche online. Non si tratta di un passaggio “di comodo”, in realtà credo molto nella potenzialità della comunicazione che corre sul web e che usa i canali social; certamente differisce da quella tradizionale per molti aspetti ed è per questo motivo che mi affascina.
Le persone hanno cambiato molto il loro modo di fruire contenuti e di conseguenza anche le dinamiche di acquisto, il web e il linguaggio espressivo che gli è proprio rappresentano un universo altamente attrattivo da un punto di vista di marketing comunicativo.
- Sei una professionista innamorata della scrittura, sia che si parli di un tipo di attività professionale che puramente creativa. Puoi fare per noi una prima distinzione tra queste due diverse tipologie di scrittura?
Hai perfettamente ragione Vincenzo, c’è una bella differenza tra i due tipi di scrittura e lo dice proprio una che si diverte nel tempo libero a giocare con le parole. Lo sapeva fare bene Raymond Queneau che a metà del Novecento scrisse gli Esercizi di stile; la trama è una sola – semplice, quasi banale – e viene raccontata in 99 modi diversi con 99 stili di narrazione differenti. Lo cito spesso come esempio perché serve a spiegare come sia possibile giocare con le parole per modificare il tone of voice, argomento così attuale sul web e nella comunicazione online.
È fondamentale conoscere le regole della scrittura per poterle stravolgere e bisogna saperle padroneggiare bene proprio quando ci si approccia a un tipo di linguaggio più professionale. Occorre ascoltare il cliente per capire cosa vuole comunicare veramente e come lo vuole fare.
Nella mia attività di consulenza come web editor mi capita spesso di incontrare persone che non hanno una reale percezione dei loro punti di forza, di conseguenza sbagliano l’approccio comunicativo e non trovano il tono giusto perché non hanno identificato con cura il proprio pubblico.
Il segreto? Fateli chiacchierare, fateli parlare di loro e aiutateli a individuare cosa li rende unici e speciali. Solo così potrete capirne il valore e scegliere il linguaggio giusto per raccontarli.
- Sei una travel blogger che ama raccontare i posti che visita. Proprio per questo puoi sottolineare per noi l’importanza di saper strutturare un testo per “attirare l’attenzione dei lettori”. Qual è il segreto?
Da diversi anni ormai la mia anima di consulente editoriale convive con quella di travel blogger e come spesso accade quando si decide di scrivere principalmente per altri siti si ha meno tempo da dedicare al proprio progetto personale. Lo ritengo però un passaggio molto importante nella formazione personale; molte persone decidono di diventare travel blogger aprendo un sito da zero e pensando sia facile da subito farsi conoscere.
Purtroppo non è così.
Scrivo per diversi blog tra cui www.ilturista.info che ha una media di oltre un milione di visitatori al mese e questo mi ha spronato a farmi delle domande su ciò che decido di pubblicare, su come scelgo di restituire agli altri le mete che descrivo e le suggestioni di viaggio. Il confronto con una platea ampia ti porta a chiederti sempre qual è il feedback degli utenti, non si tratta di un progetto in solitaria o di un monologo, ma di un magnifico dialogo con altre persone.
È un impegno importante, proprio per questo motivo durante ogni viaggio cerco di fare dei servizi live per catturare l’attenzione degli utenti collegati ai vari canali social – Facebook e Instagram in primis –; ho imparato l’importanza di mettersi in secondo piano lasciando parlare i luoghi, magari cogliendo un aspetto particolare. Non serve raccontare tutto in modo didascalico, è più convincente dare uno spunto, trasmettere una suggestione e lasciare il lettore libero di sognare.
- Una travel blogger non vive di sole parole ma anche di foto dei posti. Quant’è importante, secondo te, la componente visual?
Come innamorata persa delle parole lo dico con un po’di malinconia, la componente visual conta tantissimo. Non dico nulla di nuovo quando affermo che i post con un’immagine – ancor meglio con un video nativo – creano più engagement.
Ma anche qui occorre distinguere, potere all’immagine ma sempre pertinente al contesto e soprattutto quando si accompagna con una frase non didascalica ma di suggestione si può trasformare una fotografia qualunque in un pezzetto di storia tutta da inventare.
Anche un’immagine tecnicamente perfetta può generare meno engagement rispetto a uno scatto improvvisato se non si è capaci di inserirla in un contesto. Se posto la fotografia di un mare cristallino dal cielo blu cobalto con una frase come “il mare della #Sardegna” potrei ricevere meno like rispetto allo scatto che ritrae un capello dimenticato sulla sabbia in una giornata di pioggia…in fondo basta chiedersi “ qual è la storia?”
- Oltre ai viaggi, un altro settore di cui ti occupi è il Digital Marketing. Con il tuo lavoro di consulente aziendale ne avrai viste di tutti i colori… quali sono gli errori più clamorosi che hai notato tra le aziende?
La consulenza nel campo del Digital Marketing è una parte importante del mio lavoro, mi diverte da morire nell’aiutare le aziende a capire il proprio potenziale e a raccontarsi on line e sui social. Mi piace l’idea di seguire le persone in questa complessa transizione verso strumenti digitali che a volte possono sembrare davvero molto “oscuri”; lo faccio con calma e senza fretta, ascoltando le esigenze e capendo insieme a loro di cosa hanno realmente bisogno.
Lo dico sempre a tutti i miei clienti, essere social deve diventare uno stile non un mero comportamento. Non mi piace parlare di errori clamorosi, molte aziende si improvvisano social e cercano di imparare un linguaggio che non è semplice, spesso ascoltano il consiglio di amici, parenti o consulenti troppo aggressivi confrontandosi con i social senza domandarsi la cosa fondamentale? Cosa voglio comunicare? Chi voglio raggiungere? Qual è il mio target?
E così l’errore classico e il cliente che pubblica su Facebook (neanche dalla pagina aziendale) un’offerta al giorno, magari con un link al sito che non è neanche responsive! Aiuto, tempo sprecato.
- Si dice che l’Italia sia ancora molto indietro, rispetto ad altri paesi, nel Digital Marketing (inteso come il processo di digitalizzazione del lavoro). Qual è il tuo pensiero al riguardo?
Siamo in parte indietro, magari in alcuni settori di più rispetto ad altri, però ritengo che si siano fatti enormi passi avanti non solo da un punto di vista tecnico ma soprattutto rispetto al modo con cui le persone si approcciano al digitale.
C’è molta più apertura e molta più disponibilità a comprenderne le potenzialità senza averne timore soprattutto anche grazie alle nuove forme di lavoro come lo smart working che beneficiano dei progressi nel campo della digitalizzazione.
- Restando sempre in questo ambito, dicci qualcosa sul progetto Wau73.
Wau73 nasce dall’idea di due pazzi che stanno insieme anche nella vita, Antonello, sviluppatore creativo di software e App con un’insana passione per la tecnologia e la sottoscritta, consulente editoriale, blogger e social media manager.
Perché Wau73? Perché è un acronimo composto dalle lettere di una frase che è insieme un augurio e un invito: What About Us. E poi 73 che oltre a essere il nostro anno di nascita è un perfetto numero primo. A noi di Wau73 ci è rimasta in mente questa vecchia e buona abitudine di lavorare con passione insieme ai nostri clienti per offrire un supporto vero, una consulenza seria e mirata alle esigenze reali di chi ci contatta.
- Gestione di un blog aziendale: quanto sono importanti le performance del blog per ottenere un buon web hosting posizionamento sul motore di ricerca? Insomma, davvero un buon piano può fare la differenza in positivo per un blogger?
Un buon posizionamento sui motori di ricerca può fare la differenza, lavorando bene con la SEO un blogger può fruire di un buon traffico organico in entrata; per essere ben indicizzato reputo indispensabile un buon piano di web hosting; la velocità di risposta nel caricamento delle pagine è essenziale per non farsi penalizzare dai robot; mi spiace che troppo spesso questo aspetto venga sottovalutato dalle aziende che tendono a risparmiare su servizi che non vedono con mano privilegiando magari l’aspetto grafico del sito ma non l’infrastruttura tecnica che gli sta dietro.
Niente di più sbagliato, velocità, assistenza e un tool funzionale possono davvero fare la differenza sulla vostra “presenza” online tanto quanto un sito graficamente accattivante e ricco di contenuti.
- Come si struttura un piano editoriale che sia in linea con le esigenze del proprio target di riferimento?
In primo luogo, banale a dirlo, conoscendo il proprio target di riferimento, altro punto spesso ignorato dalle aziende o da consulenti poco competenti. La prima cosa da fare quindi è l’analisi delle abitudini della propria audience. Quando sono online? Cosa preferiscono leggere? Come li potete coinvolgere?
Dovete provare più volte e analizzare gli insight per capire cosa piace e cosa no. Poi dovete programmare un vero e proprio calendario editoriale, avendo cura dei tempi di pubblicazione – meglio poco ma in modo continuato come a creare una piacevole abitudine nel proprio pubblico – e dei contenuti; accertatevi di variare tematica per non annoiare il pubblico ma soprattutto fate attenzione ai canali social su cui pubblicate – assolutamente vietato riproporre lo stesso post tale e qualche su Facebook, Instagram e LinkedIn.
E infine…non vi fidate di chi sembra avere la ricetta magica per aumentare i fan del proprio blog o dei propri profili social, è un lavoro lungo che se fatto in modo serio può portare a buoni risultati.
Un grosso grazie da parte del nostro staff a Deborah Terrin, una blogger che conosce come funziona internet e che quindi può essere la consulente giusta per far decollare un’attività.
Uno sguardo al Digital Marketing con quel tocco di stile narrativo che rende il tutto più interessante e pregno di significati.
Bella intervista e complimenti a Deborah!
Grazie per il feedback, è chiaro che gran parte del merito va all’ospite :-)