Google accusato di promuovere link pirata nelle SERP
Che Google rappresenti la realtà più importante di internet, vi sono pochi dubbi a riguardo. Che esso sia il sito (può sembrarti strano, ma Google è solo un normale sito web) più vincente di tutti i tempi, non ci piove. Una serie di certezze che pongono Big G al centro di ogni attività online, in particolar modo per quel che riguarda la SEO.
Oltre a queste appena citate, c’è un’altra certezza che bisogna mettere a verbale: per Google non è per nulla un buon momento.
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Google accusato di inserire link pirata
Solo un paio di settimane fa aveva avuto grande risalto la notizia della maxi multa ai danni di Google. La società, accusata di aver abusato della propria posizione di primo piano, dando così maggiore spazio ai propri servizi di Google Shopping.
Un’accusa pesante che mette un po’ in ombra il ruolo del motore di ricerca, ormai centro nevralgico dell’attività web di qualsiasi azienda.
Non basta la multa da più di 2 miliardi di dollari che Google dovrà pagare, una nuova accusa getta ancora più nel caos il colosso americano. A sferrare l’attacco questa volta ci ha pensato un blog che, bisogna ammettere con estremo coraggio e grande sicurezza, non ha perso tempo nel puntare il dito contro Big G, reo secondo l’accusa di promuovere nelle SERP siti pirata.
I dettagli della faccenda
Sempre attento a combattere la pirateria online, questa volta possiamo dire che Google l’ha fatta fuori dal vaso. Nei primi risultati del motore di ricerca, infatti, compaiono diversi siti web con contenuti pirata. Un brutto ritorno d’immagine per Mountain View che, tramite un portavoce, ha ammesso di essere in difficoltà e di non aver previsto questo tipo di problematica:
“I nostri risultati sono generati algoritmicamente, ma in questo caso particolare, non riflettono ciò che avevamo in mente per questa funzionalità, stiamo indagando l’accaduto”
Insomma, è colpa nostra ma non vogliamo assumerci la responsabilità della cosa. Si tratta di un errore meccanico, di uno sbaglio commesso dall’algoritmo che non rispecchia assolutamente quelle che sono le politiche della società.
Il blog TorrentFreak ha messo dunque in grave imbarazzo l’azienda statunitense che si è sempre battuta contro i siti di contenuti illegali, promettendo la massima trasparenza nelle SERP. I buoni propositi di Big G sono però saltati quando quelli di TorrentFreak si sono accorti che, inserendo come query di ricerca “siti di torrent”, nei primi risultati posti in alto (quindi con più possibilità di ottenere una mole di traffico incalcolabile) sono comparse piattaforme illegali.
Il gigante del web messo alle corde
Come accennato all’inizio di questo articolo, non è per nulla un buon momento per Google. Dopo la maxi multa ecco infatti arrivare questo attacco a spada tratta che, per altro, non può nemmeno essere contraddetto visto che i fatti parlano chiaro.
Google paladino della giustizia che però non disdegna di inserire nelle SERP siti che propongono dei contenuti illegali. Davvero una gran brutta figura per il motore di ricerca che bilancia il nostro lavoro ogni singolo giorno.
Per quanto possa sembrare all’apparenza una notizia non così importante, basta fermarsi un attimo per comprendere come la situazione possa essere compromettente. Google si è sempre speso a favore della legalità, combattendo in prima linea l’incessante diffondersi di siti che propongono contenuti illegali. Una battaglia onorevole che però crolla (dal punto di vista dell’immagine) a causa di questa triste realtà dimostrata da TorrentFreak.
È illecito pensare a una SEO “sporca”?
Quindi altro che problema di scarsa importanza, per ogni marketer di questo mondo la notizia di Google poco attento ai propri risultati di ricerca fa scattare un campanello di allarme.
È possibile pensare a una SEO “sporca”? È lecito immaginare che il famoso e temutissimo algoritmo di Google, quell’oscura entità che cerchiamo di blandire ogni giorno con il nostro lavoro, possa aver preso una clamorosa cantonata?
Le aziende spendono tempo (e denaro) per cercare di conquistare queste benedette posizioni privilegiate nella prima pagina del motore di ricerca, poi arriva questa notizia che non prova nulla se non una cosa: l’algoritmo di Google non è infallibile e può commettere dei clamorosi errori.
Possibile che un sistema sviluppato per riconoscere e selezionare i contenuti in base alla qualità (intesa secondo un certo numero di criteri) non sia in grado di individuare dei siti sospetti?
Una brutta vicenda sulla quale Google metterà ben presto la parola fine, aggiornando ancora una volta il suo algoritmo per fare in modo che la cosa non si ripeta.
Il problema può essere semmai lo sguardo sospettoso che i professionisti del settore potranno avere da questo momento in poi nei confronti del motore di ricerca che, con questa storia, si è dimostrato non essere quel sistema infallibile che abbiamo sempre pensato.
Non è il caso di pensare che questa triste vicenda possa davvero mettere in discussione il ruolo centrale di Google sul web e nelle strategie SEO dei professionisti del settore.
La cosa passerà velocemente, così com’è comparsa. Volendo però essere sospettosi, si potrebbe anche pensare a piccoli segnali di cedimento di un colosso che, secondo il parere di molti, un giorno dovrà lasciare il ruolo di punto di riferimento del business online all’altro gigante di internet, ovvero Facebook (della sfida tra Google e Facebook abbiamo scritto diverso tempo fa).
Qual è il tuo pensiero in merito? Si tratta di un semplice incidente di percorso oppure Google inizia a mostrare qualche difficoltà?
Scrivici nei commenti la tua opinione, vogliamo sapere cosa ne pensi.