Passione per la scrittura e il Web Marketing, intervista a Mariagrazia Tomarchio
L’ospite di questa settimana vive di scrittura, se così possiamo definire una passione che si eleva fino al limite massimo fino a diventare una specializzazione in ambito professionale. Del resto, quando una persona arriva ad affermare che “Scrivere diventa una passione quando non riesci a farne a meno. Dipingi dei quadri utilizzando parole” allora significa che il flusso delle parole diventa linfa vitale e scrivere non è più una mera passione ma vita in senso assoluto.
Questa settimana abbiamo il piacere e l’onore di pubblicare la nostra intervista a Mariagrazia Tomarchio, specialista in Web Marketing, giornalista e Social Media Strategist della famosa trasmissione Servizio Pubblico.
- Buongiorno Mariagrazia e benvenuta sul nostro blog. Iniziamo subito con qualche informazione sulla tua persona: chi sei, di cosa ti occupi e quando hai iniziato a occuparti di web?
Mi chiamo Mariagrazia Tomarchio, ho 30 anni ops non si dice mai l’età. Ricominciamo quindi, mi chiamo Mariagrazia Tomarchio, ma tutti mi chiamano Mary (non cercatemi su Fb perchè uso il mio nome di battesimo religioso ed è assolutamente Top Secret).
Faccio colazione con caffè macchiato e rassegna stampa sui social per capire sin dalle prime ore della giornata quale saranno gli argomenti più dibattuti in rete. Foto su Instagram di rito, ma solo quando mi sento inspirata e poi si va prima in palestra e poi al lavoro. Cosa faccio in palestra? Fitwork, prova a cercarlo sul web.
- Leggendo nella tua biografia su LinkedIn, appare evidente la tua grande passione per la scrittura. Iniziamo dalla scrittura creativa…
Cosa rappresenta la scrittura per Mariagrazia Tomarchio? Scrivere è per me come respirare. Ho iniziato sin da bambina partendo da storie che immaginavo o riformulavo inserendo personaggi nuovi, luoghi mai visti, finali differenti e storie già note.
Ricordo una storia scritta su Raffaella Carrà ai tempi di Fantastico. Chi se lo ricorda? Io la adoravo come adoravo quella tipologia di format. Peccato non poter lavorarci adesso con i social ma tutto è possibile no?
- Scrittura che poi si evolve verso il settore marketing. Com’è avvenuto questo passaggio?
L’amore per la scrittura e la curiosità mi hanno portato verso una direzione: il giornalismo. A diciotto anni il mondo dell’informazione rappresentava la passione della mia vita, ma si sa che gli amori post adolescenziali sono destinati a finire o a trasformarsi in altro.
Sono diventata giornalista a 25 anni, dopo sette anni di gavetta per il quotidiano della mia regione, LASICILIA. La passione per la comunicazione virtuale è nata di pari passo, la rete rappresentava una fonte di notizie, di contatti. Oggi è molto più complessa questa operazione, c’è troppo di tutto ma poco di vero.
- Nel tuo curriculum spiccano esperienze di grandissimo spessore, in particolar modo quella di Social Media Manager per la famosissima trasmissione Servizio Pubblico. Raccontaci qualcosa su questa notevole esperienza.
Servizio Pubblico è un’esperienza importante, lavori a stretto contatto con la redazione, Michele Santoro e con la produzione del programma televisivo. Al momento stiamo lavorando alla nuova trasmissione di Michele Santoro, Italia.
I tempi sono stretti e bisogna velocizzare quello che normalmente viene spalmato su archi temporali più lunghi. Insomma, bisogna creare e sviluppare dei modelli strategici che possano modellarsi sui contenuti realizzati dalla redazione ma anche è necessario creare dei contenuti solo per i social network.
Ogni canale vuole il suo linguaggio e il suo messaggio e per fare questo bisogna avere l’abilità del sarto di cucire su misura un vestito ma anche saperlo accorciare o allargare in tempi record, in base alla situazione, condizione ecc.
- Occuparsi dei social di una realtà così importante come Servizio Pubblico comporta delle grandi responsabilità. Cosa hai imparato da questo lavoro e quali sono state le maggiori difficoltà?
Ogni lavoro sui social è un lavoro di responsabilità che si tratti di una piccola azienda o di una grande. Bisogna pensare al cliente come una persona non solo come azienda, brand, rete, programma televisivo. Ho lavorato con grandi e piccoli clienti, non è facile scardinare certe credenze.
C’è sempre il cugino di turno che ha soluzioni in tasca a poco prezzo. Raggiungere determinati obiettivi significa percorrere strade non facili, come in ogni aspetto della vita, solo che sui social è facile essere stroncati in poco tempo se non si pianifica e programma usando il linguaggio giusto per i social e per quella determinata fetta di mercato.
- Parlando di Social Media Marketing in maniera più generale, quali pensi sia il futuro del settore? Siamo orientati ormai totalmente verso l’advertising per avere della visibilità, non resta più spazio per un lavoro senza investimenti?
Il Social Media Marketing finirà quando Mark Zuckerberg deciderà di chiudere i battenti e di vivere su un’isola deserta. In fondo bisogna sempre considerare che il social più importante del mondo ha un proprietario e rispondiamo alle sue decisioni, alle dinamiche che lui stesso, mette in moto.
In ogni caso è difficile prevedere ad oggi l’evoluzione del Social Media Marketing. Stiamo vivendo un momento dove qualsiasi cosa che esiste, per esistere, ha bisogno di essere veicolata sui social. Trovo davvero poca innovazione nel settore.
Sono pochi a rischiare, a sperimentare nuovi linguaggi, nuove forme di comunicazione. Secondo me si deve assolutamente sperimentare, rischiare. In fondo Mark Zuckerberg ha rischiato per avere successo. Rischiare fa parte della vita e chi non lo fa di certo non accetta immediatamente i cambiamenti. L’advertising ha senso solo se inserito in un piano strategico.
Credo che sia importante all’interno di un piano di web marketing destinare una parte del budget all’advertising ma il valore aggiunto lo dà l’attività strategica messa in atto sui social e sul sito internet.
- Ti occupi anche della creazione di strategie di Web Marketing, e a tal proposito ti chiedo questo: quali sono gli errori che più spesso noti nella comunicazione delle aziende?
L’errore è la poca innovazione. Tutti copiano tutti. Manca originalità, manca racconto reale. Chi siamo, che facciamo, dove siamo. Tante aziende stanno perdendo identità. La cosa peggiore è che non sanno a chi affidarsi, cosa fare, in che modo investire sulla propria immagine.
Bisogna capire che non basta aprire una fanpage, bisogna investire sulla strategia che ha un costo. Nasce da uno studio, da numeri, da creatività, da esperienza, prove, innovazioni, errori, si anche errori.
- Una domanda scontata vista la tua preparazione e il tuo eccelso utilizzo delle parole: come deve lavorare un Copywriter per ottenere il massimo dai suoi contenuti?
Un copy deve lavorare dimenticando di essere un copy. Lo dico sempre. Scrivete, sentitevi liberi quando lo fate, usate creatività e immaginazione. E solo dopo utilizzate le tecniche che ritenete opportune per ottimizzare i vostri contenuti. Fate un lavoro di post-produzione vero e proprio.
- Come scrivere un contenuto aziendale che colpisca nel segno e che dia dei risultati?
Un contenuto aziendale deve essere scritto per poter essere letto velocemente e da tutti. Non troppi tecnicismi che allontanano il lettore o utente base, titoli accattivanti ma originali e poi come scritto su non dimenticare mai la creatività, base della pubblicità.
Insomma, tra i tanti consigli che Mariagrazia Tomarchio ha fornito in questa intervista ne vogliamo mettere uno in evidenza, ovvero quello di tenere sempre viva la fiammella della creatività. Non rinunciare mai alla propria fantasia, a patto che venga poi effettuato un rigido controllo con le tecniche e gli strumenti che ci consenta di ottimizzare il tutto in ottica aziendale.
Ringraziamo Mariagrazia per il suo tempo e la sua disponibilità.