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Intervista “Nerd” a SEO-Pigro, il pilota spaziale del web

Quest’oggi, per il consueto appuntamento del martedì con le interviste sul nostro blog, abbiamo deciso di presentarvi un ospite un po “speciale”. Dopo aver avuto il piacere di pubblicare le nostre chiacchierate con grandi nomi del web come Francesco Ambrosino, Francesca Borghi, Stefania Ferri, Roberto Mazzanti e molti altri ancora, oggi vogliamo proporvi un’intervista un po particolare, un po… nerd!

L’ospite del giorno è SEO-Pigro, alias Alessandro Pacilli, uno dei migliori talenti in circolazione in merito alle professioni legate al business online come la SEO, il Copywriting e il Social Media Marketing. Creatività e competenza, leggi la nostra intervista con il “pilota dello spazio”.

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  • Buongiorno SEO-Pigro e benvenuto sul nostro blog. Essendo assiduo lettore delle nostre interviste saprai bene che abbiamo la fastidiosa abitudine di iniziare con la solita domanda… perciò dicci, quando hai cominciato a occuparti di web e di tutti i vari settori di cui sei diventato apprezzato professionista?

Ciao a tutti e grazie per darmi la possibilità di scarabocchiare liberamente anche qui da voi!

Allora, così senza pensarci troppo, ho iniziato nel marzo del ’99, dopo una sorta di anno sabbatico post diploma, in attesa di andare a spendere (pessimamente) 10 mesi nel servizio di leva.
La “colpa” di tutto quello che faccio e sono oggi poi, potrei darla al mio ex professore di Fisica, che ai tempi dell’Istituto Tecnico, si era preso la briga di farci lezione anche nel laboratorio di informatica, insegnandoci tutto quello che sapeva su quello che allora erano il DOS 4.0, i fogli di calcolo con il LOTUS 1-2-3 e l’odiato PASCAL.

In quei periodi, tra diagrammi di flusso, compiti andati male (oh, la pigrizia è una cosa antica per me) e tanti lavoretti estivi per comprarmi il primo 486 DX 33Mhz, ho iniziato ad approcciare al mondo dell’informatica in generale, per poi prendere di brutto la via del non ritorno sulla strada del web non appena finito il servizio militare, iscrivendomi ad un paio di corsi di programmazione e chiudendomi in camera con tanti libri da leggere per capire se veramente avessi voluto intraprendere quel mestiere li.

Poi vabbè, passano gli anni, uno peggiora, scrive scemenze sul blog e arrivano i ragazzi di Keliweb con la fastidiosa abitudine (che poi diciamolo, fastidiosa non è) di fare il domandone di rito :D

  • Tra tutte le tue specializzazioni, un posto di grande rilievo sembra avere la SEO, e a tal proposito vogliamo chiederti di fare per noi una bella differenziazione tra la SEO appena citata e il SEM.

Sono due cose belle vi direi.
Probabilmente non servirebbe a molto ma sicuramente sarebbe quello che penso letteralmente delle siglette messe qui sopra.

La SEO per me è fondamentalmente ricerca di un equilibro. Equilibrio tra due tipi di bisogni, quelli del padrone di casa, il motore, che vuole fornire risposte quanto più pertinenti per una determinata ricerca, e quelli degli utenti, che, in un determinato momento, per determinati criteri, cercano avidamente una soluzione soddisfacente alle loro necessità.

Lavorare sulla SEO vuol dire quindi trovare un modo giusto (o equilibrato), per provare ad anticipare un probabile bisogno, espresso da una certa nicchia di persone, fornendo una risposta facilmente reperibile, tecnicamente coerente e immediatamente apprezzabile e/o condivisibile.

Il SEM invece, è la parte “ben cesellata” della medaglia. È l’arte (o la scienza se preferite, parlando di marketing) di riuscire a scremare qualitativamente una nicchia di pubblico per portarla in maniera diretta davanti a quello che sicuramente sta cercando e offrendoglielo in modo snello, semplice e convincente, traendone un qualsivoglia profitto, sia esso monetario, valutato in termini di Branding o di altra natura.

Non sono due definizioni da manuale, ma rappresentano (credo) un po’ il succo di due attività che richiedono indubbiamente l’apporto di professionisti VERI, preparati e con un solido background lavorativo alle spalle, perché in certi mestieri, l’aiuto più valido che si possa avere è l’esperienza pregressa acquisita provando, sbagliando e, indipendente da ciò che se ne possa pensare, anche sporcandosi le mani dove serve.

  • In un tuo articolo scritto un po di tempo fa, hai parlato di Black Hat SEO e sul perché non esserlo. Puoi sintetizzare per noi il tuo pensiero in merito? Porta un po di luce nel “Lato Oscuro” di tale settore.

Da bravo aspirante cavaliere dorato dei SEO BUONI (credetemi eh) dovrei dire perché non è etico.
La verità però, è che fondamentalmente, sono espedienti per cui è davvero complesso avere garanzie sulla riuscita e sulla durabilità del “trattamento”.

Se facciamo uso di certi servizi infatti è perché abbiamo fretta di fare le cose e/o voglia di danneggiare qualcuno. Ne consegue quindi, che bisogna affidarsi comunque a gente con una certa esperienza e un determinato “portfolio lavori”, quindi a quel punto, visto che dobbiamo buttare dei soldi (e nemmeno pochi), facciamolo almeno per un lavoro genuino, che non rischierà di essere punito dalle leggi del padrone motore e potrà darci risultati più duraturi nel tempo.

In ogni caso poi, se solo immaginaste quanto potrebbe essere complicato affossare una risorsa con un alto indice di qualità e quante di queste risorse (che spesso usate) sono costantemente sotto certi tipi di espedienti rimanendo sempre lì, senza cedere il passo,  vi passerebbe la voglia di investire in certe pratiche ancor prima di informarvi su come si portino avanti.

  • Quali sono gli strumenti che utilizzi per la tua attività SEO e che ritieni indispensabili per tale attività?

1) La pazienza;
2) La faccia da C;
3) Webmaster Tools;
4) Übersuggest e il solito Google Keyword Planner (ricerca keyword);
5) Majestic (per profilare i backlink);
6) SemRush (per analizzare la concorrenza);

Le prime due sono fondamentali. Se non sai aspettare, controllare periodicamente, variare, improvvisare, accusare il colpo e soprattutto chiedere (con la faccia da C. nel caso ad esempio di dover fare Link Building) lascia perdere e cambia mestiere.

Per il resto, direi che all’inizio, come tutti i neofiti vogliosi di fare anche qualcosa di diverso dalla massa, ho provato un po’ di tutto, ma poi, se un prodotto funziona, lo usano dichiaratamente anche quelli bravi e ti svolta la vita lavorativa in termini di tempo/risultati perché non usarlo?

  • Non solo SEO, ti occupi anche di creare contenuti per il web e non possiamo farci scappare l’occasione di chiederti questo: in merito all’attività di Copywriting e Web Writing, come si struttura in maniera adeguata un testo per il web, specie in riferimento a un ambito aziendale?

Partendo sempre da un lavoro iniziale di Listening. Strutturare un contenuto per il web, è anche una delle attività necessarie in un progetto orientato alla SEO, quindi in questi casi, il mio approccio alla cosa non cambia per niente. Non puoi buttarti in un settore se non sai per bene cosa cercano le persone che si muovono per quelle specifiche nicchie.

Devi leggere, confrontare i competitor, immedesimarti in un eventuale utente interessato, accettare positivamente le critiche che ti vengono rivolte e anche capire se TU per primo stai mancando di qualcosa nei confronti di chi cerca.

Quindi, innanzitutto “ascoltanto con gli occhi.”

Poi:

1) Imparando a rispettare le tematiche e lo scopo della scrittura durante tutto il testo. Bisogna aver chiari sempre il nostro obiettivo e il tipo di target a cui ci vogliamo rivolgere;

2) Capendo effettivamente se il tone-of-voice che stiamo usando è davvero l’ideale per quel tipo di committente, di target e di mezzo;

3) Scrivendo titoli chiari, memorabili e tecnicamente azzeccati anche da un punto di vista SEO;

4) Impaginando il nostro lavoro in maniera esemplare, lasciando aria ai paragrafi, evidenziando le cose importanti, evitando gli errori e tentando sempre di donare al tutto un aspetto curato;

5) Imparando a capire come utilizzare in maniera pulita le parole chiave su cui vogliamo lavorare, senza intasare, sistemandole a modo, con una giusta prominenza e tenendo a mente che in tutto il testo, dovrebbero essere solo dei reminder, messi lì ogni tanto non per stufarci, ma solo per essere sicuri che chi legge, non dimentichi il motivo per cui è arrivato da noi.

6) Pensando… pensando davvero tanto.

Bisogna pensare all’idea, centrarla in una strategia (in molti casi) già ben definita (se non addirittura avviata) e farlo in un modo che possa essere ineccepibile per TUTTO il target di riferimento, perché anche se sei sicuro che un bersaglio sia già ben identificato, all’interno della sua cerchia troverai sempre e comunque l’utente “very skilled” che recepirà il tuo messaggio senza problemi e il sempre amatissimo “babbano” di turno che andrà portato per mano a quello che vuoi te.

7) Non è QUASI MAI possibile, ma io ce lo metto. Provare a vivere il mondo del cliente. Niente sarebbe meglio di poter provare a stare lì durante una giornata di lavoro o anche di più. Ovviamente ci sono problematiche infinite di logistica, tempi, costi etc etc, però se dovesse presentarsi la possibilità, io non me la farei scappare davvero mai.

  • Come si struttura un calendario editoriale e la sua importanza per il lavoro di un Copywriter?

Il calendario è necessario per ogni lavoro che deve essere fatto bene, ed in tempistiche che ti  permettano di dire “oggi ho guadagnato e non ho perso tempo”.

Per un Copywriter (o nel mio caso, viste le insane tendenze, per un aspirante bravo copywriter che studia, e fa corsi), è fondamentale perché se c’è una cosa che spesso non puoi permetterti, è quella di stare troppo tempo a pensare, poiché il tempo è ovviamente denaro, le tue giornate di riflessione andrebbero fatturate per non andare in passivo e i ritmi di produttività è meglio che non subiscano battute di arresto improvvise, rischiando di accavallare lavori e altri impegni magari pure più onerosi.

Sembra quasi crudele vero? Non voglio dire che se non ce la fai in un ora allora metti lì la prima cosa che ti viene in mente, però ecco, io utilizzo il calendario non solo come strumento organizzativo, ma mi impongo di vederlo anche come una sorta di piccola costrizione temporale che deve aiutarmi ad essere mentalmente più prolifico per rispettare tutte le scadenze. Insomma, anche se immaginare un pigro che si mette ansia da solo non è che sia davvero il massimo, nel mio caso devo dire che funziona per bene.

Come si struttura: Secondo esigenza. Vi dico cosa c’è nel mio Excel.
Una scheda per ogni mese e due anni completi per calendario almeno per avere uno storico sempre a portata di mano in un solo file.

Sull’asse orizzontale tutti i giorni della mensilità, segnando anche feste ed i ponti lavorativi dei clienti perché alcuni vogliono che si pubblichi solo se “sono aperti” (come se i loro utenti poi considerassero la cosa).

In verticale, tutti i clienti. Prendo 4 righe per ognuno, tenendo il nome sulla prima ed etichettando con delle note gli incroci sul file, suddividendo poi come in sottocartelle, una riga per i post tecnici, una per i post più sociali e una per le fregnacce, ossia per qualche cosa di fresco e di non necessariamente lavorativo ma che aiuti a spezzare la monotonia.

L’ultima riga non va bene per tutti  ma spesso, dare un tocco di normalità aiuta.
 
Infine, ad ogni incrocio, un piccolo elenco puntato con il nome del post, il topic, la lunghezza e le condivisioni (su blog, social, email etc…) Il tutto ovviamente con colori improbabili e coadiuvato dal programmino dei post-it che mi ricorda di aprire il calendario ogni tanto!

  • Social Media Marketing: su quale social ci conviene puntare e, soprattutto, come sfruttare al meglio tali canali per avere dei risultati concreti in termini di branding e di interazione con gli utenti?

A mio parere, non esiste oggettivamente un social network più o meno conveniente degli altri per occuparsi di SMM, ma esistono semmai, social più o meno frequentati (da un certo tipo di target)  per una pura questione di selettività intrinseca della piattaforma stessa, intesa sia come tematica di utilizzo, che come facilità.

Che vuol dire?
Vuol dire per esempio, nel caso della tematica di utilizzo, che per gestire la comunicazione di un’azienda,  potrei decidere di starmene su Pinterest al posto di Instagram perché magari, sul primo, mi sarebbe più facile raggiungere persone che interagiscono poiché trovano in questo social un’impostazione volta ad una sorta di materializzazione di un DESIDERIO, o comunque rivolta a qualcosa di ASPIRAZIONALE che potrebbero ritrovare nell’azienda/marchio che sto promuovendo, mentre nel secondo caso probabilmente, la situazione sarebbe orientata più all’immediatezza di un momento emozionante, magari detto con un selfie e cose concettualmente più easy, sistemate per essere parte di una storia che potrei voler raccontare per sottolineare un carattere più umano del mio ambiente lavorativo.

Nel caso della facilità invece, potrei decidere di utilizzare Facebook al posto di Twitter (sta cosa che sto per scrivere mi costa tantissimo) perché il mostrone azzurro ad esempio, oltre ad essere esploso per primo ed essendo in ogni caso (con buona pace degli utenti) in continua evoluzione (anche se l’altro ci prova) è fra i due:

  • Quello con il più alto indice di usabilità (ok, l’ho detto… poi mi frusto);
  • Quello su cui non ho davvero particolari restrizioni per il contenuto;
  • Quello più usato per definizione e quindi, con un bacino di utenze forse anche più ampio;

Una volta scelto il social preferito, la vera regola da usare per sfruttarlo al meglio è quella di esserci  in maniera costante, e NON INTERROMPERE IL RAPPORTO con il pubblico, perché gli utenti si abituano, se gli piaci ti vogliono leggere in Time-Line e prima o poi interagiscono, pretendendo sempre e implicitamente aiuto, supporto e considerazione.

Bisogna essere quindi:

  • Coraggiosi per decidere di buttarsi, farsi scoprire e lasciarsi accettare;
  • Emozionanti per coinvolgere, fidelizzare e rimanere nel cuore e nella testa delle persone;
  • Preparati per mettere in piazza il nostro sapere, i nostri prodotti e la nostra esperienza;
  • Flessibili per adattarsi ai cambiamenti, trovare altre correnti e cavalcare onde migliori.
  • Sul tuo sito hai buttato giù un aforisma che ci ha colpito molto “Un SEO bravo è anche un SEO Nerd”. Ora, per favore, dacci la spiegazione di questa frase :)

Un Nerd, comunemente, è qualcuno che si pone in modo veramente appassionato verso le nuove tecnologie, i videogiochi, internet e simili, anche se a me piace pensare che un sia semplicemente un appassionato VERO di qualcosa, punto. Indipendentemente dalla tipologia di interesse, purché ci sia in mezzo l’amore viscerale per quel determinato argomento.

Nel caso specifico, la definizione standard con me “fitta” bene perché io sono un maledetto Nerd su molti, troppi giochi online. PS: facciamo un clan di Seo/Web/Social/Media/Copy/Graphic Cosi su Lineage 2? Il Tank lo porto io!

Comuque, questo mio modo di essere, mi ha permesso negli ultimi anni di iniziare a fare una cosa che tutt’oggi, pur non occupando ancora la maggior parte della mia giornata lavorativa (ma prima o poi lo farà) riesce ancora a farmi alzare al mattino con la voglia di fare le cose per bene, con buoni propositi e desiderio di farcela. La SEO.

Come è successo? Ho conosciuto (giocando) molti professionisti strepitosi con cui, oltre alle birrette e alle serate con i Clan sui MMORPG di stampo coreano (oh, se devi nerdare farlo per bene) intrattengo rapporti lavorativi davvero belli, che durano da un pacco di tempo.

Se non fossi stato un vero Nerd, probabilmente non avrei frequentato una community di quel tipo e avrei perso senza saperlo tante possibilità di farmi conoscere, imparare, chiedere aiuto e forse… dico forse, diventare anche più bravo.

Quel post, quello su Starcraft II è stato quindi un piccolo modo per far capire ai lettori che decidono di passarmi a trovare, chi c’è davvero sotto il casco di Actarus e anche per dire che fondamentalmente, se sei bravo su una cosa, è perché sei talmente focalizzato su quella che in fondo, probabilmente, su quel benedetto argomento, sei un maledetto Nerd anche te.

E poi oh… uno che vive di PC e non è Nerd mi fa strano davvero!

  • Concludiamo con tre “suggerimenti fighi” da parte tua rivolta a chi vuole cimentarsi nella tua sfera professionale.

1) Fatelo se vi PIACE UN CASINO perché “il mazzo” è di una grandezza così immorale che al confronto Fudo Della Montagna sembrerebbe un pisquano (tisico) qualunque.
 Ah… i vostri amici, parenti, partner (spesso anche colleghi) non capiranno, io ve lo dico. Fateci l’abitudine e non perdeteci il sonno. Lasciatevelo dire da uno che per tutti, da anni, “fa i siti”.

2) Fatelo per DARGLI UN’IMPRONTA TUTTA VOSTRA. Siate riconoscibili, originali. Al di là della tecnica, dovete colpire la vostra nicchia di utenti per un tratto distintivo, per un modo di porvi, di presentarvi. Fidelizzare un’utenza specifica non è solo questione di essere bravi, ma è come doverci provare seriamente con una persona che vi piace un sacco. Datevi da fare, non mentite e quelli che vi apprezzeranno, lo faranno davvero.

3) Fatelo perché VI EMOZIONATE ANCHE PER LE PICCOLE COSE. Non è un mestiere che vi porterà (non subito almeno, anzi) al centro dell’attenzione o ad essere sommersi da abbracci, gesti strepitosi o migliaia di lettere dai fan di tutto il mondo manco foste i KISS o Miss Dronio.

Crescite (anche minime) negli accessi e nelle conversioni, piccoli sorpassi  nelle Serp, mail dei clienti a cui piace il progetto che avete realizzato per loro, inviti carinissimi per interviste o guest post… queste sono le cose di cui potrei augurarvi di gioire più spesso. Tutto quello che le supererà o ci si avvicinerà, potrete considerarlo un traguardo stupendo.

That’s all.

Beh, che ne dite di quest’intervista così “figa”? Un ringraziamento da parte dello staff di Keliweb (e di tutti i nerd del mondo) a SEO-Pigro, AKA Alessandro Pacilli, per la gentilezza e la disponibilità avuta nei riguardi nostri e dei lettori del nostro blog.

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