Ecco che arrivano i primi risultati, e sono abbastanza positivi tutto sommato. Dopo alcuni mesi dall’annuncio di Pivotal di voler trasformare Cloud Foundry in un progetto no-profit con un modello di governance aperta, la piattaforma open source spicca il volo affrancandosi, di fatto, da Pivotal e acquistando così una identità propria nel mondo IT, attraverso la Cloud Foundry Foundation.
La fondazione viene ormai gestita a tutti gli effetti come un Linux Foundation Collaborative Project e opera sotto il controllo compartecipato di EMC, HP, IBM, Intel, Pivotal, SAP e VMware.
La mossa di spin-off è stata fortemente voluta da Pivotal per aumentare la trasparenza del progetto e, soprattutto, la velocità di sviluppo e implementazione.
Secondo alcuni dati, l’avvio della fondazione ha permesso alla piattaforma PaaS di aumentare del 36% i contributi della community, con oltre 1700 nuove richieste di contribuzione solo nel corso dell’ultimo anno e l’avvento di un certo numero di distribuzioni commerciali, come IBM Bluemix, HP Helion, Canopy Nube Fabric e altre
Il lancio ufficiale della fondazione ha anche portato una ventata di novità: la piattaforma è stata arricchita di un sistema di fast track per consentire ai contributori di accelerare lo sviluppo e l’evoluzione del codice di base. AcLa fondazione, inoltre, ha anche annunciato un programma di certificazione che permetta di garantire la coerenza e la compatibilità fra i servizi e i prodotti di Cloud Foundry.
Ecco le parole del CEO di Pivotal e primo amministratore del progetto Cloud Foundry, Paul Maritz: “Il Cloud è troppo importante per permettere che diventi di proprietà di pochi eletti e per bloccare i clienti con i vari lock-in. La nuvola ha bisogno di ecosistema aperto a tutti, dove gli utenti, gli sviluppatori e i fornitori vengano collegati tramite una piattaforma aperta e comune, proprio come Linux ha fatto nel mercato dei server. La chiave di tutto ciò non è solo nell’open source, ma anche in una governance aperta partecipata. La Cloud Foundry Foundation farà in modo che Cloud Foundry rimanga un ecosistema in cui diversi player possano contribuire al suo sviluppo e, al contempo, trarne beneficio, sapendo che opereranno in un contesto governato in modo aperto e trasparente.”
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Vincenzo Abate