
Dopo la decisione dell’Europa, che sancisce di poter eliminare dalla SERP anche le pagine dei risultati che includono il loro nome, anche Bing ha messo a disposizione un form online da cui è possibile inviare la richiesta di rimozione.
Dopo la decisione della corte di giustizia del 13 maggio scorso che ha sancito che i cittadini europei hanno il diritto di veder rimosse dalle pagine dei motori di ricerca i risultati che includono il loro nome, Google ha subito mostrato le prime criticità bollando la soluzione come inutile.
Anche Microsoft si è adeguata e ha aggiunto un form che permette di rimuovere tutte le pagine contenenti il proprio nome (il form è reperibile a questa pagina).
“È possibile che oltre a questo modulo vengano prese in considerazione altre fonti di informazione per verificare o integrare i dati forniti” scrive lo staff di Bing aggiungendo “Queste informazioni consentiranno di effettuare un bilanciamento tra il tuo diritto alla riservatezza e l’interesse pubblico, la libera manifestazione del pensiero e l’accesso alla libera informazione in modo coerente con quanto previsto dalla normativa.”
Quindi l’invio della richiesta non garantisce il blocco di un determinato risultato di ricerca.
La norma sta facendo molto discutere in quanto va a influenzare il delicato equilibrio tra privacy e libertà di informazione. Google sta da qualche settimana cercando di dimostrare l’incoerenza della norma, evidenziando le controversie implicite nel diritto a essere dimenticati. I responsabili della grande “G” hanno citato come esempio di anomalia, il caso di Stanley O’Neal, ex capo della banca Merryll Lynch che ha chiesto la rimozione dei collegamenti ad articoli sulla sua cattiva gestione prima e durante la crisi dei mutui subprime.