Authorship: a cosa serve davvero, e perchè non va fraintesa
Sulla authorship molto si è discusso negli ultimi mesi come fattore determinante per qualsiasi strategia SEO: è evidente infatti che potersi attribuire “ufficialmente” i contenuti che si pubblicano sulle pagine WEB è un fattore molto importante per mettersi in risalto, se non altro, come autori originali del sito. Questo aspetto, tuttavia, è stato enormemente sopravvalutato da molti esperti, quasi come se il meccanismo stesso “aiutasse” in qualche modo a posizionarsi meglio (ma molto dipende dalla confusione che impera sovrana, in molti ambiti, e che porta a confondere indicizzazione con posizionamento).
Di seguito viene rappresentato un esempio di come i risultati di ricerca sono implementati nel concreto (per farlo ho utilizzato un semplice tag <a> con parametro rel=author che punta al mio profilo Google Plus).
Per maggiori informazioni le principali pagine di riferimento rimangono due, entrambe di Google:
impossibilità di tracciare relazioni di causa-effetto in queste situazioni… e anche se riuscissi a farlo X volte, aggiungo io, non potresti comunque generalizzare. L’unica utilità reale della authorship, se vogliamo l’unica certezza relativa, è che rende più semplice identificare l’originale in caso di contenuti duplicati. C’è da dire che per query particolari essere l’unico ad avere implementato la authorship porta a differenziarsi dalla massa dei risultati (vantaggio, c’è da tutto, tutto da verificare), ma se giustamente astrai dalla realtà (come nel caso del meteo, per cui uno tenderà nella quasi totalità dei casi a cliccare sul primo risultato) il discorso non regge.
Approfondimenti: SEOBlog Tave