Marketing

Un gustoso (social) muffin in compagnia di Cora Francesca Sollo

Questa settimana abbiamo in serbo per voi lettori qualcosa di… dolce, un approccio zuccheroso alla comunicazione web e a come impostare diverse strategie di marketing, con un occhio di riguardo nei confronti dei Social Media.

Ci siamo incontrati con la nostra ospite al tavolino di un bar (virtuale, ovviamente) e abbiamo gustato insieme uno squisito muffin al gusto social. Quattro chiacchiere gustose, zuccherose e lollose in compagnia di Cora Francesca Sollo, professionista di diversi settori in grado di fornire tanti spunti interessanti per il lavoro online.

  • Buongiorno Francesca, benvenuta sul nostro blog. Iniziamo subito da una panoramica generale sulla tua formazione professionale, come hai iniziato e come sei arrivata a essere una professionista così apprezzata.

Ti ringrazio per l’apprezzata, Vincenzo. Mi sento un po’ come il carbone nella calza: apprezzabile. Buono ma non troppo, altrimenti si adagia! Battute (tristi) a parte, ho studiato informatica, comunicazione, sociologia e marketing. Il tutto condito con una bella dose delle esperienze universitarie più classiche: ho fatto la panettiera, la segretaria, l’addetta al telemarketing (Giorgia era molto simpatica), la babysitter ed ho lavorato in un negozio di giocattoli nei periodi festivi. Insomma, ho parlato con le persone. E da queste “chiacchiere” ho capito che amavo le storie e che volevo raccontarle. Ho cercato (e trovato) la mia isola felice sui social ed i blog: le persone ed i brand possono parlare, interagire, collaborare ad una storia comune fatta di esperienze, momenti (di marketing) e di valori. Insomma, il web diventa uno strumento attraverso cui incontrarsi ed innamorarsi. Con la giusta strategia. Senza dimenticare i contenuti. E, soprattutto, i risultati.

Oggi faccio la digital strategist (anche se mi definisco stragist…) dopo un bel po’ di gavetta. Ad oggi sono innamorata (persa) del digitale ed aiuto le piccole aziende a raccontarsi attraverso la giusta strategia sui canali più adatti per raggiungere risultati concreti.

  • Toglici una curiosità: il nome Social Muffin deriva da una passione dolciaria o da un approccio “dolce e morbido” nei confronti del tuo lavoro?

Sono golosa di salato. Già, odio i dolci (a parte i bastoncini di zucchero, sono la mia droga). Il nome Social Muffin deriva semplicemente dalla scelta di essere strategicamente me stessa online. Ho sfruttato il fatto che a 31 anni per il mondo ne ho appena 12. Appaio piccolina e carina, in realtà sul lavoro sono una vera nazista. Delle peggiori. Amo la puntualità, l’organizzazione e il massimo impegno (negli altri). Ovviamente, io sono una ritardataria cronica, devo sempre aggiungere un dettaglio al lavoro e dò il massimo un minuto dopo il 90esimo. E segno. GOOOOL.

No, scherzi a parte (di nuovo): la comunicazione morbida è alla base del “lato buono del web”: conversa, confrontati e condividi. Gli utenti, infatti, non sono numeri. Sono relazioni da creare, curare e a cui dare valore. E’ come una bellissima ma complicata storia d’amore! Con la fidanzata ci litighi, ti ci lasci ma, in fondo, quanto la ami?! Se non conversi e ti confronti, condividi i tuoi valori e porti avanti un progetto comune con la tua rete come puoi sperare di creare valore?

Come ti dicevo qualche (giusto un po’) riga più su: la comunicazione ha senso solo se emoziona, coinvolge e rende felice. La verità è che dove vai sei una conversazione (sincera e costruttiva) non ce l’hai? La rete è relazione, lasciati coinvolgere. A volte si trova a due passi da te quello che cerchi da un’intera vita.

social muffin

  • Entriamo nel dettaglio delle tue competenze, partendo proprio dai Social Media. Si parla molto spesso di necessità di investire in advertising per ottenere visibilità su Facebook, ma se volessimo puntare sul traffico organico? Qualche dritta in tal senso?

Intanto parliamo di cosa NON fare per ottenere traffico organico. Premettendo che nessuno ha la formula magica per ottenere il post perfetto ma dipende da una analisi di mercato fatta con i controcoglioni, dallo studio della giusta customer Journey e da una seria pianificazione, la visibilità ed il traffico organico servono davvero a poco senza un obiettivo concreto. E’ vero che i social non servono a vendere ma… il fine ultimo (non prendiamoci in giro con finti buonismi) è quello.

Non essere autoreferenziale perché la gente si annoia e ti lascia.

Non parlare sempre e solo di quello che interessa a te ma cerca di stimolare una conversazione: senza condivisione l’utente difficilmente diventerà tuo cliente.

Non copiare: la strategia di un brand non va bene per un altro. Metteresti un pantalone che sta da dio ad un altro se questo avesse 4 taglie in più? Non credo proprio.

Insomma, studia, sperimenta ma – soprattutto – datti un obiettivo che puoi raggiungere. Meglio ancora, rivolgiti ad un professionista come Alessandro Sportelli o Federico Simonetti, poco Montemagno e tanta concretezza.

Se proprio dovessi dare dei consigli per “cominciare”?

– Credi nei tuoi utenti: sono già lì, chiediti (e chiedi loro) dove, come, cosa e perché dovrebbero seguirti.

– Sii semplicemente te stesso: usa strategicamente le tue qualità.

– Racconta, racconta, racconta. Dai valore, dai valore, dai valore.

  • Un social che sembra essere ormai “dimenticato” dall’attenzione degli addetti ai lavori sembra essere Google Plus. Puoi indicarci un motivo per cui sia ancora vantaggioso utilizzare il social network di Big G?

Google Plus è morto”. Ecco, ho sempre sognato dirlo (come quando nei film urlano “Segua quel taxi”, uguale). Nessuno si è dimenticato di Big G, semplicemente Facebook ed Instagram sono più semplici da utilizzare e meno impegnativi per gli utenti. Google Plus ragiona davvero sul concetto di “cerchia”, di relazione. Unisce le persone sulle basi degli interessi, in vere community, nelle quali è davvero il contenuto a farla da padrone. O dentro o fuori. O il contenuto è un Piccolo Principe o diventa povero.

Il vantaggio nell’utilizzare Google Plus sta proprio nella scrematura dei contenuti, nella classificazione che ne fa. Big G is the new forum (No, signora dalla Chiesa, non è stata richiamata a condurre la trasmissione, mi dispiace). Chiedo, cerco e la community mi risponde, senza dovermi spostare. Meglio di così non saprei. E poi (dicono) che oltre alle scie kimike, ci siano anche segnali social. Ma questa è un’altra storia a cui sto ancora cercando di dare una risposta!

  • Un’altra tua grande passione (passione diventata lavoro) è la scrittura. Per quel che riguarda la realizzazione di contenuti in ottica aziendale, ti chiedo questo: quant’è importante definire un calendario editoriale?

Il mio amore è la semantica, in realtà. E’ come le parole si dispongono, si relazionano e si raccontano che mi incanta. Ed un calendario editoriale è lo strumento per farle suonare armonicamente. Senza una gabbia, ogni contenuto sarebbe fine a se stesso. Un’isola condannata a vagare in eterno. Definire un calendario editoriale, sia per un blog che per i canali social, diventa fondamentale e funzionale al raggiungimento di un obiettivo.

Porteresti giù il cane senza guinzaglio sapendo che c’è una colonia di gatto sotto casa? Ecco, il principio è lo stesso. Pianificare, organizzare ed implementare un calendario editoriale è l’unico vero modo per creare contenuti di valore (qualunque cosa voglia dire la dicitura “contenuti di valore”).

  • Una domanda a bruciapelo: come si struttura un contenuto in grado di conquistare un buon posizionamento su Google? Puoi darci qualche indicazione?

Sicuramente rispetto a questo argomento un SEO specialist può rispondere al meglio. Io posso solo dirti come scrivo io quando mi viene commissionato un contenuto SEO oriented.

Dopo aver analizzato i risultati di ricerca di Google, vado a lavorare sulle domande a cui non sono state date ancora delle risposte (ovvero, lavoro prima e dopo Aranzulla che – a tal proposito sarà ospite al SEO&LOVE, lo sapevi?). Un’altra operazione che faccio è guardare cosa dicono gli utenti a proposito dell’argomento all’interno dei luoghi di aggregazione social e cerco di rispondere in modo esaustivo ai loro dubbi amletici. Poi, ovvio, le indicazioni di tool come SemRush e SeoZoom, di Google Trends e del Keyword planner sono fondamentali, ma non sono la bibbia, ecco.

  • In un articolo hai scritto “Il copywriting (assieme allo storytelling) è l’arte di scrivere e di comunicare con le persone”, sottolineando poi come spesso si tendi a considerare solo i freddi numeri delle visualizzazione. Riferito anche ai titolari di azienda che non vogliono comprendere che in numeri contano fino a un certo punto, cosa puoi dirci in proposito?

Che dovrebbero leggere il mio articolo! No, seriamente: i numeri sono sicuramente fondamentali ma spesso ci dimentichiamo che io mi lego ad un brand perché risponde ad una mia esigenza. Né più, né meno. La mia versione è che sono i momenti in cui emoziona, i veri numeri della comunicazione ma mi rendo conto che è molto utopico come ragionamento ed allora sono arrivata alla conclusione che la soluzione sta in mezzo, come sempre. Bisogna emozionare per vendere. Diventare venditori di emozioni per monetizzare, perché le aziende non si mantengono sui sorrisi e gli abbracci purtroppo, ma non per questo bisogna rinunciarvi. Anzi.

  • Parlando dello Storytelling, ambito che a noi interessa moltissimo, puoi indicarci qualche punto fermo da cui partire per utilizzare al meglio tale settore?

Storytelling, era una delle mie parole preferite. Era, perché oggi anche la scorreggina di un neonato è considerata tale. Una storia è tale se ha una struttura che rispetti tutte le funzioni di Propp, se ha un messaggio e se è ha un obiettivo preciso. Se devo raccontare una storia solo per il gusto di farlo non è più storytelling ma semplicemente un romanzo. Forma di narrazione rispettabilissima, ma non è una strategia. Assolutamente no.

Le persone vogliono storie che, oltre a coinvolgere, le emozionino. Alla fine, però, devono anche acquistare, o almeno, essere interessato a quello che sto vendendo. So che è molto lontano dal mondo degli unicorni che qualcuno si aspetta da qualcuno chiamato Muffin, ma la professionalità trascende la morbidezza. Quindi, storytelling sì ma con uno scopo, altrimenti il #maiunagioia è giustificato!

  • Ottimizzazione dei contenuti con un occhio alle performance di un blog: quant’è importante, secondo la tua esperienza, l’acquisto di un hosting performante per ottenere un buon posizionamento sul motore di ricerca?

Gli utenti vogliono semplicità, chiarezza e concretezza dal web. Da un blog mi aspetto che mi dia delle risposte alle mie domande quindi la velocità, una performance scattante ed un sito leggero sono ingredienti fondamentali per la buona riuscita di una strategia di blogging per una azienda. Un’hosting performante è una spesa non necessaria, di più!

  • Quali sono i professionisti da cui hai preso spunto per costruire (in un certo senso) la tua figura professionale?

Lisa Simpson, Amelie Poulan e Ciuchino di Shrek. E non scherzo. Mai stata più seria: per essere un professionista minimamente decente devi essere convinto dei tuoi valori ed ironica quanto serve perché il digitale è una giungla e come tale va affrontata (insomma, le cose devono scivolarti di dosso senza soffermarti troppo sulle cose se non ne vale davvero la pena); devi amare alla follia questo lavoro, non devi dimenticarti mai che lavori con e per le persone e che quindi senza emozioni non vai molto lontano; ed infine tieni sempre su un bel sorriso perché va preso tutto con estrema filosofia.

Se parliamo di mondo reale, amo molto la schiettezza e la serietà di Francesco Ambrosino e Matteo Pogliani. Luigi Ferrara mi ha insegnato ad aggiungere concretezza ai giorni e alle strategie. Mi ispiro a Fabio Piccigallo e Giulia Bezzi perché con loro numeri e buonumore si fondono in strategie concrete, solide e dai risultati certi. E infine il mio personale maestro di lol, Salvatore Russo che porta avanti un progetto (con le palle) come 6Sicuro con lo spirito di un bambino elettrizzato dalla vita dove il contenuto e la condivisione vincono su tutto. Chi lo ha detto che dobbiamo per forza essere seriosi? Facciamo il lavoro più bello del mondo!

  • Chiudiamo con un paio di consigli “lollosi” da parte tua rivolti a quei giovani che decidono di seguire un percorso professionale simile al tuo?!

Non fatelo, per l’amor del cielo! E se proprio volete farlo sappiate che la ricetta prevede notti insonni, tanta rabbia ed aperitivi per togliersi lo stress di dosso. Per me la formula magica è collaborazione, confronto e comunicazione: niente di nuovo, insomma. Imparare il più possibile sul campo ed accettare anche le critiche (anche quando sono acide) ed essere umili quanto basta. Avere coraggio e saper rischiare concludono la ricetta.

Basta, andate via! Ho finito :)

Dobbiamo ammettere che questo muffin era squisito e ripieno di contenuto. Ringraziamo la simpaticissima Cora Francesca Sollo, con la speranza di collaborare nuovamente insieme a lei in un prossimo futuro.

Lascia un commento

Back to top button